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SACRALITÀ DEL VIVERE Davanti a queste opere di Lucio Maria Morra mi viene in mente un testo di un pensatore francese che dice così: "Ciò che muore oggi non è la nozione di uomo, ma una nozione insulare dell’uomo, isolato dalla natura e dalla propria natura. Ciò che deve morire è l’auto-idolatria dell’uomo, che si ammira nell’immagine convenzionale della propria razionalità. La campana suona a morto per un’antropologia che non ha avuto il senso della complessità, mentre il suo oggetto è il più complesso di tutti... La campana suona a morto per una teoria chiusa, frammentaria e semplicistica dell’uomo." (Edgar Morin) Con queste parole l’autore ci dice che siamo ad una svolta epocale della nostra civiltà: cambia il paradigma del nostro stare al mondo. Non si tratta solo di fare qualche aggiustamento, ma di cambiare il paradigma. È al capolinea la cultura semplicistica che ha ridotto l’uomo a razionalità, a individuo, a efficienza. È al capolinea la nozione di uomo che lo riduce a macchina, a dominatore della natura. È al capolinea l’immagine di uomo pensato a prescindere dalle sue relazioni con le cose, con il tempo, con l’universo. Abbiamo bisogno di creare un nuovo modo di stare al mondo. 7