al buio e il successivo ritorno della prima, l’artista ha elaborato
dentro di sé l’importanza del divenire, del ricambio perpetuo
delle forme e della realtà.
Ciò gli ha permesso di rinnovare la sua personale inclinazione
al processo creativo, abbracciando e rielaborando una tecnica
capace di assimilare il vissuto pittorico con l’espressione letteraria.
Raffigurazione simbolica e parole si sono unite, proprio come
luce e ombra concorrono a segnare il trascorrere delle ore:
così l’arte si fa narrazione, mentre la suggestione meditativa
si ammanta di forme e di colore.
D’altronde è altresì l’attestazione di quanto il tracciato biografico
del monaco zen si sia incarnato nella realtà tangibile:
la conoscenza dello spirito incanalata nelle pennellate dello sfondo,
come i tratti precisi e curati delle lettere assurgono, a loro volta,
a trasposizione del pensiero orientale. Il complesso delle opere,
il riferimento a I KING - a rchetipo del mutamento -, le meditazioni
nel loro insieme, sono un invito alla riflessione. Ma la loro natura,
soltanto all’apparenza vincolata da un tracciato unitario, si
mantiene tale con la forza della singola parola e del singolo
quadro, proprio in virtù dell’amplesso tra arte e spirito.
Ecco dunque che la complessità del lavoro artistico d’insieme
si fa semplicità di riflessione, pure in ciascuno dei pannelli:
un’arte capace di frazionarsi perché completa di significato,
come il valore di ciascun individuo può ritenersi tale
in virtù della compartecipazione esistenziale con l’umanità tutta.
Luca Bedino
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