Rendez-vous en France 2016 | Page 8

L I F E S T Y L E I G A S T R O N O M I A I D E S T I N A Z I O N I I P E R S O N A G G I Abbiamo intervistato Finazzer Flory alla vigilia di una nuova partenza per l’America e gli abbiamo chiesto di parlarci del suo Leonardo e della sua Francia. Come è nata questa scelta, cosa vuol dire per lei “essere Leonardo”? Vuol dire che l’essere non è solo il fare uno spettacolo su Leonardo ma vivere l’esperienza di essere lui stesso. Psicologicamente, fisicamente. Del resto Leonardo ci insegna che senza esperienza di se stessi non si può capire né la propria natura né soprattutto la natura altrui. Da questo punto di vista metto in scena l’uomo Leonardo prima ancora che “l’inventore e l’interprete”. Quanto rimane secondo lei del genio toscano oggi, in che cosa consiste la sua eredità e la sua modernità e come lei ha voluto farla emergere a teatro? Ho voluto teatralizzare non solo la memoria ma anche l’immaginazione di Leonardo, la cui eredità più evidente è in mano alla scien za. L’amore per il dettaglio in Leonardo è la premessa per capire le nanotecnologie e offrire ad alcuni campi del sapere, come ad esempio la fisica, il presupposto dell’arte e la prospettiva dello stupore. A teatro, il metodo perché questo avvenga è il gioco della domanda e della risposta, un gioco circolare e infinito. Com'è stato accolto il suo spettacolo nei diversi Paesi? Leonardo ha la stessa immagine in tutto il mondo? Leonardo è il pensatore della differenza, seppure posta nella dimensione universale. La conseguenza è che ogni Paese ha il suo © Attilio Marasco © Dennis Hearne ACT San Francisco Leonardo. Ma il genio del Rinascimento li ha previsti attraverso la teoria del tutto. Leonardo riunisce e aggrega infatti laddove come egli stesso dice “il grande amore nasce dalla cognizione della cosa che si ama”. È evidente che interpretare Leonardo in Europa, negli USA, in Giappone significa diventare ambasciatore di progetti, di ponti… Interpretare Leonardo negli ultimi anni della sua vita alla corte di Francesco I, l’ha influenzata e in qualche modo l’ha avvicinata alla Francia? Il mio Leonardo in scena è vicino alla morte. È già francese. Il finale della sua esistenza è segnato da tratti psicologici che rappresentano la sua esistenza: curioso, impaziente, ancora entusiasta, ora sarcastico, ora ironico, non pago di ricerca e desideroso di dialogo laico. Per il teatro è molto importante il luogo dove si muore volontariamente, perché esso dice qualche cosa sul nostro destino. Lei ha intervistato Leonardo con 67 domande, una per ogni anno di vita… e se Leonardo dovesse intervistare lei, quale domanda vorrebbe sentirsi rivolgere? Vorrei mi chiedesse se gli sono amico, fedele, se non lo tradirò, restituendo ai posteri davvero le sue autentiche passioni, la sua ricerca senza fine. Una delle sue ultime passioni teatrali – e anche cinematografiche – è Marinetti e il futurismo. Ci racconta questa esperienza? C’è un legame fra due scelte in apparenza così diverse, Marinetti e Leonardo? in scena l’anima di Leonardo da Vinci dal punto di 6 M A G A Z I N E I