Rapporto origini e garanzie materie prime VERSIONE INTEGRALE | Page 40
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I prezzi di mercato dello zucchero
si sono mantenuti stabili, negli ultimi anni, grazie al contenimento
produttivo (che ne ha evitato oscillazioni delle quotazioni). É probabile che i potenziali beneficiari di
una riduzione del prezzo dello zucchero, grazie alla diminuzione dei
sostegni, siano i coltivatori (grazie agli aiuti compensativi) e, nel
caso dei prodotti trasformati, le
industrie che pagano meno la materia prima ma questo risparmio
potrebbe non rilevarsi nel prezzo
di vendita del prodotto finale e,
dunque, i consumatori potrebbero
non sentirne i benefici.
Le misure allo studio per lo zucchero nella PAC 2014-20 sono mirate ad aumentare la competitività
della filiera sul mercato internazionale e nel contempo a tutelare
i consumatori ricercando appunto
un maggiore equilibrio nei prezzi
grazie all’offerta che, svincolata
dalla quote, dovrebbe crescere.
In particolare, il comparto dello
zucchero in Italia ha subito una
profonda ristrutturazione nel tempo, con la chiusura della maggior
parte degli stabilimenti di trasformazione della barbabietola (-15)
e una riduzione della superficie
dedicata a barbabietole di oltre il
70% che ha fatto diminuire fortemente il peso del nostro paese tra i
produttori di zucchero a livello comunitario.
Oggi l’Italia produce meno di un
terzo del suo fabbisogno di zucchero.
L’eliminazione totale delle quote
di produzione ha ulteriormente
aggravato le preoccupazioni del
comparto, poiché si ritiene che, in
tal modo, la bieticoltura dell’Europa settentrionale darà il “colpo
finale” alla produzione italiana,
anche se è comunque necessario
cercare di adeguarsi ad un sistema
di mercato senza contare solo su
misure artificiali di protezione.
Latte bovino
(e prodotti
della prima
trasformazione)
Le quote hanno regolato il
comparto fin dal 1984 e creato
problemi in molti Paesi, primo fra
tutti l’Italia.
Dal 2015 andranno in pensione.
Si prevede un aumento
dell’offerta comunitaria
e un calo dei prezzi di mercato.
Il comparto italiano della produzione di latte bovino e dei prodotti
derivati dalla sua prima trasformazione è fortemente influenzato
da elementi di carattere internazionale quali:
•
lo sviluppo delle economie
emergenti,
•
l’aumento dei consumi mondiali di prodotti lattiero-caseari,
La futura eliminazione delle quote
latte; e di carattere nazionale:
•
la pressione della distribuzione moderna sulla filiera che ne
condiziona l’offerta in termini
di referenze e di prezzo.
L’offerta nazionale di latte bovino si concentra nelle regioni settentrionali (Lombardia, EmiliaRomagna, Veneto e Piemonte) e
negli ultimi anni ha mostrato una
tendenza al riassestamento strutturale: a seguito della diminuzione del sostegno legato alla PAC e
al regime delle quote, una parte
delle aziende più piccole e meno
efficienti da un punto di vista economico ha abbandonato la produzione, a favore di un ingrandimento di quelle restanti.
La politica comunitaria ha cercato
di avvicinare al mercato le aziende
lattiero-casearie, nell’ottica di un
incontro più equilibrato tra domanda e offerta, anche in termini
di quotazioni.
Gli aiuti comunitari, infatti, avevano diseducato gli allevatori europei, e italiani, “impigrendo” il loro
spirito imprenditoriale e allontanandoli da una visione realistica
del mercato e dal contatto con i
consumatori.
L’intervento storico della PAC nel
comparto lattiero-caseario si è caratterizzato per l’introduzione, nel
1984, delle quote latte. A tutt’oggi
però l’Ue ha stabilito che tale regime abbia concluso il suo lavoro
e vada eliminato, incrementando
gradualmente le quote di produzione permesse per ogni Paese a
partire dall’annata 2009/10, per
“abituare” mercato e allevatori.
Dal 1° aprile 2015, quindi, le quote saranno definitivamente eliminate e ogni paese potrà produrre i
quantitativi che riterrà più opportuno.
Al fine di supportare il comparto,
si sta predisponendo un pacchetto di misure per la programmazione delle produzioni (PAC 2014-20:
Pacchetto latte con strumenti di
programmazione dell’offerta per i
formaggi DOP a lunga stagionatura come il Parmigiano Reggiano e
il Grana Padano).
La fine delle quote comporterà
quasi certamente un aumento della produzione offerta ma nel con-