Prefazione
Nel 2014 la crescita ancora non c’è
Il 2014 poteva segnare l’avvio della ripresa dell’economia italiana. Purtroppo,
però, le speranze sono rimaste disattese e l’anno termina con un adamento
economico in miglioramento, ma ancora negativo.
Famiglie e imprese hanno da tempo segnalato che il peggio è alle spalle
ma tale recupero della fiducia stenta a tradursi in spesa e investimenti. Una
maggiore fiducia che origina dalla consapevolezza di essere andati vicini al
fallimento e di aver ripristinato, al caro prezzo dell’austerità, la solvibilità del
Paese, condizione necessaria per evitare il commissariamento da parte delle
istituzioni europee. Più che ottimismo ciò che famiglie e imprese avvertono è
il sollievo dello scapato pericolo.
In questo contesto, le famiglie mostrano una sorprendente resilienza, una
eccezionale capacità di resistere agli sconquassi provocati dalla recessione, assorbendone gli urti e mettendo in atto tutti gli accorgimenti necessari a ripristinare l’equilibrio economico nel bilancio domestico. Una capacità di adattamento certamente superiore a quella delle istituzioni e degli altri corpi sociali
che mostrano invece una profonda difficoltà ad interpretare il cambiamento e
avviare un nuovo corso.
Eppure la dimensione della caduta del Pil del Paese è tale da giustificare un
cambiamento di rotta: vale 230 miliardi di euro l’anno la ricchezza ulteriore di
cui potremmo godere se la crisi non avesse messo a nudo le nostre debolezze.
A tale caduta si aggiunge il peso di uno dei maggiori debiti pubblici al mondo
e una cronica incapacità di riformare le istituzioni e i mercati.
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