Capitolo 2. Le famiglie italiane alla ricerca di un futuro possibile
Un confronto tra i principali Paesi europei è utile per inquadrare la gravità e la
profondità del fenomeno: secondo le ultime statistiche disponibili, tre italiani su
dieci sono a rischio povertà o esclusione sociale (29,9%), un record se si tiene
conto che la quota è di molto superiore di quanto registrato negli altri grandi
paesi europei.
Le difficoltà diventano emergenza nel momento in cui un evento non programmato richiede un impegno economico: il 40% delle famiglie italiane non è in
grado di fronteggiare un esborso monetario inaspettato, sostanzialmente in
linea con Spagna e Regno Unito, ma una incidenza sulla popolazione ben superiore a quanto si osservi in Francia e Germania (33%). Altri spunti emblematici
giungono dal tema della morosità: più di un italiano su dieci (14,3%) è in ritardo
nei pagamenti relativi all’abitazione (mutuo, affitto, bollette delle utenze), anche
in questo caso la quota più elevata in confronto ai principali partner europei.
Le situazioni di disagio sono spesso le condizioni per uno scivolamento in condizione di povertà. In questo senso, la classificazione delle persone povere può
essere effettuata facendo riferimento a due concetti: quello di povertà relativa e
quello di povertà assoluta. L’incidenza della povertà relativa viene misurata sulla
base di una soglia convenzionale che individua il valore di spesa per consumi.
La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti è pari alla spesa
media mensile per persona nel Paese, che nel 2012 è risultata di 990 euro. Le
famiglie composte da due persone che hanno una spesa mensile pari o inferiore
a tale valore vengono classificate come “relativamente” povere.
La povertà assoluta viene, invece, calcolata sulla base di una soglia di povertà
corrispondente alla spesa mensile minima necessaria per acquisire un insieme
di beni e servizi essenziali a uno standard di vita minimamente accettabile. Il
valore della soglia si differenzia per dimensione e composizione per età della
famiglia, per ripartizione geografica e ampiezza demografica del Comune di residenza. La definizione di povertà assoluta è più stretta rispetto a quella di povertà relativa e quindi sulla base di essa la dimensione del fenomeno è inferiore.
In ogni caso, la diffusione della povertà è esplosa con la crisi, acquisendo una
dimensione crescente su tutto il territorio nazionale. Peraltro, dinanzi a questo
tipo di problemi, gli interventi di politica economica sono risultati molto contenuti, anche per i limiti stringenti alle disponibilità finanziarie dello Stato.
Il tratto peculiare dell’esperienza italiana è rappresentato dalla forte disparità
territoriale: al Sud una famiglia su quattro vive già oggi in condizioni di povertà
relativa, quattro volte di più rispetto al Nord. Le relatività sono confermate anche con riferimento all’indicatore che prende in esame la capacità di far fronte
alle spese impreviste: nelle Regioni del Mezzogiorno la quota è pari al 9,8%, a
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