Rapporto Coop Consumi e Distribuzione Rapporto Coop 2014 | Page 54

Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2014 nono posto, superata da Regno Unito (4°) e Germania (6°) ma più avanti della Francia (10°). Sempre in Italia 374 famiglie risulterebbero titolari di un patrimonio finanziario superiore ai 100 milioni di dollari. Sul fronte dei redditi il 2013 è stato il sesto anno consecutivo di contrazione del potere d’acquisto delle famiglie italiane. La flessione è stata comunque decisamente meno accentuata rispetto agli anni precedenti. Inoltre il risultato medio riflette una fase di contrazione nella prima parte dell’anno seguita da primi segnali di stabilizzazione nella seconda. Nel 2014 il potere d’acquisto sembrerebbe seguire una prima variazione di segno positivo, interrompendo una serie negativa iniziata nel 2007. In termini reali, infatti, il reddito pro capite è di 2.000 euro al di sotto del livello del 2007; se non ci fosse stata la crisi, e il potere d’acquisto delle famiglie italiane fosse cresciuto ai ritmi della prima parte degli anni duemila, oggi gli italiani avrebbero un reddito procapite più alto di 2.700 euro all’anno. Figura 2.4. La crisi ci ha reso più poveri Reddito disponibile pro-capite migliaia di euro a prezzi 2010 18,5 18,0 2700 euro all'anno in meno per ciascun italiano 17,5 17,0 16,5 16,0 15,5 15,0 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 Fonte: REF Ricerche su dati Istat Peraltro, anche a causa delle continue riduzioni dell’occupazione e delle pesanti contrazioni dei salari reali, il peso dei redditi da lavoro nella struttura dei redditi familiari si è pesantemente ridotto, arrivando ad un’incidenza sul totale non superiore al 43%. Non hanno fatto molto meglio i redditi degli autonomi e quelli da capitale: la componente più stabile è stata invece quella dei redditi da pensione, che quindi sono cresciuti in termini di incidenza sui redditi complessivi. Le imposte ed i contributi sociali assorbono circa il 30% del reddito complessivo: quello disponibile ammonta dunque al 71% del totale, di cui larga parte viene destinata ai consumi (61%) ed una quota minoritaria accantonata a fini di risparmio (10%). [ 52 ]