Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2014
loro aspettative un quadro macro molto debole. Soprattutto le chances occupazionali per i più giovani sono valutate con estrema prudenza. Oltre al caso delle famiglie i cui redditi sono in sofferenza per perdita dell’occupazione, vanno
anche considerate le incertezze con cui si confrontano le famiglie i cui redditi
sinora non hanno risentito molto della crisi: si pensi ai nuclei familiari in cui
vi sono soggetti non occupati, come nel caso dei giovani che restano a vivere
con i genitori non essendo in grado di mantenersi autonomamente, o in cui vi
sono posizioni lavorative a rischio, quando il capofamiglia lavora in un’azienda
in difficoltà. In questo quadro, non vanno esclusi i rischi che i già limitati incrementi del potere d’acquisto delle famiglie si traducano in un impulso limitato
alla crescita dei consumi, venendo utilizzati in prevalenza per accelerare il rimborso dei debiti contratti e per accrescere il flusso di risparmio.
I programmi di investimento delle imprese. Un discorso analogo vale anche
per le imprese. Gli investimenti sono oramai posizionati in prossimità di livelli
minimi in una prospettiva storica, e non risultano neanche sufficienti per consentire la ricostituzione dello stock di capitale fisico attuale. In altri termini,
la capacità produttiva si sta adeguando a livelli inferiori del prodotto atteso, e
questo comporta che le imprese per ora non vedono ragioni per aumentare lo
stock di capitale. Gli investimenti sono quindi limitati a quanto strettamente
necessario per il rinnovo del parco macchine esistente che sta divenendo obsoleto dal punto di vista tecnologico.
Incertezze sull’orizzonte della politica fiscale. Il quarto elemento di incertezza si riferisce all’orizzonte, ancora non ben definito, della politica fiscale.
Difatti, l’Italia, rinunciando a proseguire nel percorso di riduzione del deficit
pubblico, ha di fatto operato una “forzatura” rispetto alle regole europee. In
particolare, la modifica degli obiettivi per il 2015 si accosta ad una conferma
dei target per il 2016, anno in cui il deficit pubblico dovrebbe portarsi al di
sotto del 2% del Pil. Questo obiettivo sarebbe conseguito soprattutto attraverso un ampio incremento delle aliquote dell’Iva. Ove il percorso della politica di bilancio fosse davvero quello indicato nei documenti governativi, vi
sarebbero le premesse per una nuova recessione nel 2016, e questo potrebbe
a sua volta accrescere la prudenza delle imprese. Per questo motivo il 2015
sarà un anno decisivo per la politica fiscale, che dovrà trovare il modo per
estendere il periodo di deroga rispetto alla convergenza verso il pareggio di
bilancio, e scongiurare il rischio di dovere varare a fine anno una Legge di
Stabilità molto restrittiva.
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