Capitolo 1. La recessione si allontana ma la ripresa non c’è
Tabella 1.1. Il gettito delle principali imposte in Italia
Dati in mln di euro, 2013
GETTITO
Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef)
Imposta sul valore aggiunto (Iva)
160904
91837
Imposte sul reddito delle persone giuridiche (Irpeg)
35507
Imposta regionale sulle attività produttive (Irap)
31988
Imposta sugli oli minerali e derivati
27176
Imposta municipale propria (Imu)
19185
Imposta sui tabacchi
10775
Addizionale regionale sull'Irpef
10596
Ritenute sugli interessi e su altri redditi da capitale
10453
Imposta sul lotto e le lotterie
7191
Imposta di bollo
6625
Tasse auto pagate dalle famiglie
4495
Addizionale comunale sull'Irpef
4352
Imposta di registro e sostitutiva
4315
Imposta sul gas metano
4114
Imposta sulle assicurazioni
3029
Imposta sulle assicurazioni Rc auto
2731
Imposta per l'adeguamento dei principi contabili (Ias)
2538
Imposta sull'energia elettrica
2404
Altre imposte sul reddito e sul patrimonio
2379
Fonte: REF Ricerche su dati Istat
L’ammontare di risorse destinate alle famiglie con tale intervento è cospicuo, a regime (nel 2015) ben 10 miliardi di euro, con un’incidenza sul reddito
netto disponibile delle famiglie pari a circa l’1%. Poiché il bonus è concentrato
sui redditi medio-bassi ci si attende che possa tradursi in una certa misura
in maggiori consumi, attivando una maggiore crescita della domanda e del
Pil. Gli effetti sui consumi dipenderanno in ogni caso anche da altri interventi
della politica fiscale, e in particolare da quali saranno le “coperture” definitive
che verranno adottate. Al momento questa parte della manovra è ancora incerta: in assenza di altri interventi, pesa dal 2016 una importante clausola di
salvaguardia sulle imposte indirette, che potrebbe determinare un nuovo balzo nella pressione fiscale, vanificando di fatto gli interventi sin qui intrapresi.
L’altro canale attraverso cui dovrebbero realizzarsi le coperture è la spending
review: i tagli di spesa però nell’esperienza recente hanno determinato principalmente un calo degli investimenti e una riduzione delle spese di personale,
senza veramente incidere sull’efficienza della Pa, con effetti, anche se indiretti,
sul reddito delle famiglie, su cui grava la minore quantità e qualità dei servizi
offerti dal settore pubblico.
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