Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2014
La crisi al Sud si sente di più
Pil - Centro-Nord e Mezzogiorno, numeri indici (2007=100)
Centro Nord
100
Mezzogiorno
100
91
84
86
83
80
1995
1997
1999
2001
2003
2005
2007
2009
2011
2013
Fonte: REF Ricerche su dati Istat
Naturalmente, l’evoluzione del quadro macro si ripercuote sulle condizioni di vita
materiale dei cittadini. Tutti gli indicatori di deprivazione materiale mettono in
luce lo scivolamento del Mezzogiorno e la situazione di disagio di un numero
crescente di persone. Nel complesso, durante la crisi oltre la metà del milione di
posti di lavoro persi in Italia, è stata a carico delle regioni del Sud. La perdita degli
occupati nelle regioni meridionali è stata pari al 13%, rispetto al 5% delle regioni
del Centro-Nord. In termini di tasso di disoccupazione le disparità sono un po’
meno accentuate per effetto dello scoraggiamento sull’andamento dell’offerta di
lavoro al Sud. I dati restano comunque allarmanti, visto che l’incremento al Sud è
di quasi 9 punti percentuali (dall’11,8 al 20,3% confrontando il dato del secondo
trimestre 2008 con quello dello stesso trimestre del 2014) e di meno di 6 punti al
Centro-Nord (dal 4,6 al 9,6%). Il divario, già ampio prima della crisi, si è dunque
ulteriormente allargato, e tende peraltro ad accentuarsi quando si considerano le
misure di sottoutilizzo delle forzo lavoro. Queste misure, che includono oltre ai
disoccupati, anche gli scoraggiati, i lavoratori in Cassa integrazione e quelli che
lavorano part-time perché non hanno trovato occasioni di impiego a tempo pieno
(i cosiddetti part-time involontari), segnalano un tasso di sottoutilizzo delle forze
lavoro pari al 47,1% nel Mezzogiorno, che si discosta di oltre 20 punti percentuali
rispetto al Centro-nord. Peraltro, va anche detto che probabilmente i dati Istat
tendono ad attenuare la dimensione della crisi dell’occupazione al Sud, essendo
costruiti sulla base del criterio di residenza; è documentato l’ampliamento del fenomeno del cosiddetto “pendolarismo di lungo raggio” per cui diversi meridionali
lavorano al Nord avendo mantenuto la residenza nelle regioni di provenienza, e
vengono quindi classificati fra gli occupati al Sud. Ciò “falsa” la realtà del lavoro
nell’area, in quanto se si usasse il luogo di lavoro, invece della residenza, per il calcolo dei tassi territoriali di occupazione e disoccupazione, si otterrebbe un divario
tra Centro-nord e Sud ancora più ampio.
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