Capitolo 1. La recessione si allontana ma la ripresa non c’è
mo anno. Pur tenendo presente quindi che la caduta recente dell’inflazione
europea rappresenta la sovrapposizione di due fenomeni di natura ben diversa, i timori che possa consolidarsi uno scenario di tipo deflazionistico hanno
condizionato molto il recente dibattito e le decisioni delle autorità di politica
economica europee.
Una fase di inflazione vicina a zero per economie indebitate costituisce un
pericolo perché interrompe il canale di trasmissione della politica monetaria:
a un’inflazione in discesa corrisponde difatti un aumento del livello dei tassi
d’interesse in termini reali. Nei casi più gravi si può addirittura entrare in una
fase di prezzi e salari in discesa per un periodo prolungato, con difficoltà crescenti a ripagare i debiti contratti.
La politica monetaria sta quindi cercando di adottare misure più aggressive
di stimolo dell’economia europea: il Tltro (Targeted Long-Term Refinancing
Operation), consistente nell’erogazione di liquidità condizionata all’erogazione di credito alle imprese e il piano di acquisto di Abs e Covered bonds. Le
banche, soprattutto quelle dei Paesi periferici, trarranno da tali misure il beneficio della riduzione del costo della raccolta e dovrebbero essere incoraggiate
ad incrementare i prestiti al settore privato.
Lo scenario di forte decelerazione della crescita dei prezzi e dei salari è stato
condiviso anche dall’economia italiana. La nostra economia è fra le più colpite dalla recessione degli anni scorsi e la crisi del mercato del lavoro, la cui
intensità è ben superiore rispetto a quello che le sole statistiche sul tasso di
disoccupazione sembrano suggerire, sta innescando meccanismi di riduzione
dei redditi da lavoro.
Negli anni scorsi la caduta dei redditi è risultata molto marcata per i lavoratori autonomi, mentre nel pubblico impiego la politica di salari fermi è in corso
oramai da quattro anni. Anche i salari dei dipendenti privati evidenziano ampie decelerazioni. Nell’industria la crescita si posiziona intorno al 2% oramai
da tre anni, ma nei servizi privati ci si arresta all’1% circa.
A ciò si aggiungono le pressioni derivanti dalle politiche di prezzo molto
aggressive da parte dei Paesi emergenti, le cui valute si sono deprezzate nel
corso degli ultimi due anni.
Le imprese, a loro volta, si ritrovano con ampi spazi di capacità produttiva
inutilizzata; cercano di tenere i volumi, per conseguire le economie di scala
necessarie per ottimizzare i costi, e per questo tendono a mantenere i prezzi ai
minimi, con margini di profitto bassissimi.
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