L’obiettivo è operare confronti più coerenti tra i diversi Paesi dell’Unione
Europea caratterizzati da legislazioni diverse: si pensi al caso della libera vendita di droghe leggere o al libero esercizio della prostituzione presente in molti
Paesi europei, come Germania, Olanda e in parte anche Spagna e alle forme
di regolamentazione più o meno stringente dell’attività in Austria, Svizzera,
Ungheria e Grecia.
Ma quanto valgono i consumi vietati, quali droga e prostituzione?
Alcune stime dell’economia illegale realizzate dai ricercatori della Banca
d’Italia sulla base della diffusione dell’uso del contante in 91 capoluoghi di
Provincia ha indicato un’incidenza pari al 10,9% del Pil, dato che affiancato
al 16,5% del Pil per l’economia sommersa (motivata tipicamente dall’evasione fiscale), porta l’Italia a totalizzare il triste record di un 27,4% di economia
“nascosta”, illegale e sommersa, la cui dimensione è peraltro cresciuta negli
anni della crisi.
Si tratterebbe di un ammontare di risorse quantificabile in circa 170 miliardi
di euro per la sola parte riferibile alle attività illegali e di oltre 420 miliardi di
euro per il complesso delle attività nell’ombra.
In molti ricorderanno il famoso “sorpasso” dell’Italia al Regno Unito, conseguito nel 1987 grazie all’inclusione dell’economia sommersa nelle misurazioni
del Pil: in una sola notte, il Pil italiano crebbe del 18% e l’Italia fu proiettata al
quinto posto della graduatoria mondiale, scalzando il Regno Unito, alle spalle
di Stati Uniti, Giappone, Germania e Francia.
Ricomprendere queste attività nel conto del Pil se da un lato potrà avere
l’effetto di riequilibrare i confronti internazionali e risollevare il morale degli
italiani, dall’altro ci ricorda che esiste ancora una ampia fetta dell’economia
che usa le infrastrutture e i servizi del Paese senza contribuire al suo sostentamento. Si tratta di un giro d’affari che se ricondotto in chiaro potrebbe fruttare
maggiori entrate fiscali per oltre 130 miliardi di euro l’anno alle casse dello
Stato, destinabili alla riduzione del carico fiscale e contributivo che grava su
lavoratori e imprese.