Consumi e distribuzione. Rapporto Coop 2014
Un 2015 tra rischi e opportunità
La possibilità di ripresa dell’economia italiana rimane dunque fortemente
dipendente dal traino del resto del mondo, che per fortuna continua a manifestare un interesse crescente per il Paese, per i suoi prodotti e per le sue aziende,
oltre che per il potenziale inespresso del suo patrimonio artistico, culturale, del
suo saper vivere. Siamo il primo Paese al mondo quanto al numero di prodotti
di qualità certificata eppure non esiste un progetto del Paese che punti alla valorizzazione del buon cibo, dello sconfinato patrimonio culturale di cui siamo
dotati e del turismo.
L’occupazione mostra timidi segnali di risveglio ma ci vorrà tempo per recuperare il milione di posti di lavoro persi nella lunga recessione. La crescita della
povertà e della deprivazione materiale che arrivano sin dentro il ceto medio
imporrebbero manovre ampiamente espansive che rimangono però fortemente condizionate dal patto di stabilità europeo. Per questa ragione, ad esempio,
il provvedimento dei cosiddetti 80 euro, sebbene vada sicuramente nella giusta
direzione, non appare sufficiente ad una vera ripresa. La dimensione della caduta del Pil necessita di misure paragonabili a quelle di una ricostruzione postbellica. Uno stimolo al ciclo economico potrà arrivare dai nuovi programmi di
sostegno della Banca centrale europea, prestiti alle banche condizionati all’erogazione del credito, che raziona ancora il 13% delle imprese italiane afflitte
dalla mancanza di oltre 100 miliardi di prestiti negli ultimi tre anni.
Allentare i vincoli europei, accelerare il percorso dell’Unione bancaria e
approdare ad una nuova fase dell’unione politica europea rappresentano un
passaggio ineludibile per l’Europa e per l’Italia, senza i quali i divari tra i Paesi
sono destinati ad ampliarsi e l’euro a rimanere una moneta senza Stato.
È certamente una buona notizia che in questo 2014 il potere d’acquisto delle
famiglie abbia smesso di cadere ma il pur debole progresso dei redditi è prevalentemente destinato al risparmio, per ricostituire quel minimo cuscinetto di
risorse necessarie a guardare con maggiore serenità al futuro.
Le preoccupazioni del momento per le famiglie si chiamano disoccupazione
e pressione fiscale, quelle sull’avvenire si concentrano sulla impossibilità di assicurare un tenore di vita accettabile ai propri figli e alle conseguenze dell’inevitabile arretramento dello Stato sociale in settori chiave come la previdenza,
la sanità e l’istruzione.
Dai consumi timidi segnali di assestamento
Nel 2014 anche i consumi hanno smesso di cadere. Il mercato immobiliare,
dove la caduta dei prezzi dai massimi ha raggiunto il 20%, sta lentamente
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