INTERVISTE
A tu per tu con Alessandra de Bianchi
TUTTO E’ INIZIATO CON UN CAPOTTAMENTO
Filippo Baldinini e Andrea Mini - Renault Clio R3C
Filippo Baldinini è nato a Rimini e ora
vive a Santarcangelo di Romagna. Ha
partecipato a tutte le edizioni del Challenge Raceday con buoni risultati. E’
stato il vincitore di uno dei tanti premi speciali che Alberto Pirelli mette in
palio ogni stagione: qualche anno fa, fu
estratto per seguire con il team Pirelli il
rally mondiale in Turchia.
“Le mie prime gare sono state su asfalto, poi ne disputai qualcuna su terra e
capii subito che correre su sterrato mi
divertiva ed emozionava di più. In questi ultimi anni la mia passione è stata
condivisa anche dal mio amico e navigatore Andrea Mini”.
Quando hai iniziato a correre?
“Fin dalle mie prime gare, parlando con
il mio naviga, dicevo che mi sarebbe
piaciuto arrivare sul palco d’arrivo con
la macchina bella schiacciata a causa
di un capottamento: alla Ronde Balcone delle Marche della scorsa stagione
sono stato accontentato! In trasferimento verso il palco d’arrivo, guardai
Mini e gli dissi: ‘Ti ricordi quando ti dicevo….’. Mi bloccò subito: aveva capito
perfettamente a cosa mi riferivo e siamo scoppiati in una fragorosa risata”.
“Corro ormai da dieci anni. La mia prima auto da gara è stata una vecchia
Peugeot 205 Gti, che veniva preparata
da un conoscente nel garage di casa
con pezzi rimediati qua e là e riadattati. Non è durata molto: purtroppo, alla
prima gara capotai, girando tre volte, e
l’auto dovemmo buttarla...”.
Com’è nata la passione per i rally?
“L’ho avuta sin da quando ero bimbo.
Per un certo periodo ho giocato a calcio, ma durante il fine settimana del
Rally San Crispino, che partiva dal paese dove ho vissuto sino a 11 anni, San
Mauro Pascoli, mollavo qualsiasi partita, anche importante, e per quei giorni
esisteva solo il rally. Scoprire com’erano le auto all’interno, con tutti quei pulsanti, ascoltare il rombo dei motori mi
riempiva di felicità”.
Come mai la scelta di correre su terra
piuttosto che asfalto?
Vuoi condividere qualche avvenimento
della tua carriera di pilota?
Che importanza riveste la figura del
copilota?
“La stessa del pilota, secondo me. Importante è anche il rapporto che si
crea. Se il navigatore conosce bene il
pilota, capisce al volo le situazioni e il
suo supporto è importante nei momenti di difficoltà, quando magari serve un po’ d’incitamento. Io non ho corso
con tanti naviga, l’ho fatto quasi sempre con And rea Mini e tutte le ultime
edizioni del Challenge Raceday le ho
disputate con lui. Ci basta un’occhiata
per capirci, anche perché, ancor prima
di essere il mio naviga, è un caro amico”.
Cosa pensi del Challenge Raceday e
delle gare che lo compongono?
“Ho partecipato a tutte le edizioni del
Challenge, prima con un’Ibiza Gruppo A e successivamente con una Clio
R3, per cui le gare le conosco bene
tutte. Mi piacciono e trovo che siano
ben organizzate. E la serie è alla portata anche di chi ha piccoli budget e
può comunque divertirsi. Un plauso va
agli organizzatori per la passione che
mettono nel loro lavoro e in particolar
modo ad Alberto Pirelli, con il quale sin
dalle prime edizioni si è instaurato un
ottimo rapporto, inoltre è pregevole
l’impegno che profonde perché questo
campionato continui ad esistere”.
Qualche cosa che desidereresti cambiare o aggiungere nel Challenge?
“Come abbiamo già suggerito ad Alberto, tra un riordino e l’altro, non sarebbe male riuscire a trovare qualche
prova nuova. Alcune gare sono le stesse sin dalla prima edizione e sarebbe
interessante variare un po’. Anche lui
era della nostra opinione”.