Raceday News 2014-2015 | Page 5

INTERVISTE A tu per tu con Alessandra de Bianchi TUTTO E’ INIZIATO CON UN CAPOTTAMENTO Filippo Baldinini e Andrea Mini - Renault Clio R3C Filippo Baldinini è nato a Rimini e ora vive a Santarcangelo di Romagna. Ha partecipato a tutte le edizioni del Challenge Raceday con buoni risultati. E’ stato il vincitore di uno dei tanti premi speciali che Alberto Pirelli mette in palio ogni stagione: qualche anno fa, fu estratto per seguire con il team Pirelli il rally mondiale in Turchia. “Le mie prime gare sono state su asfalto, poi ne disputai qualcuna su terra e capii subito che correre su sterrato mi divertiva ed emozionava di più. In questi ultimi anni la mia passione è stata condivisa anche dal mio amico e navigatore Andrea Mini”. Quando hai iniziato a correre? “Fin dalle mie prime gare, parlando con il mio naviga, dicevo che mi sarebbe piaciuto arrivare sul palco d’arrivo con la macchina bella schiacciata a causa di un capottamento: alla Ronde Balcone delle Marche della scorsa stagione sono stato accontentato! In trasferimento verso il palco d’arrivo, guardai Mini e gli dissi: ‘Ti ricordi quando ti dicevo….’. Mi bloccò subito: aveva capito perfettamente a cosa mi riferivo e siamo scoppiati in una fragorosa risata”. “Corro ormai da dieci anni. La mia prima auto da gara è stata una vecchia Peugeot 205 Gti, che veniva preparata da un conoscente nel garage di casa con pezzi rimediati qua e là e riadattati. Non è durata molto: purtroppo, alla prima gara capotai, girando tre volte, e l’auto dovemmo buttarla...”. Com’è nata la passione per i rally? “L’ho avuta sin da quando ero bimbo. Per un certo periodo ho giocato a calcio, ma durante il fine settimana del Rally San Crispino, che partiva dal paese dove ho vissuto sino a 11 anni, San Mauro Pascoli, mollavo qualsiasi partita, anche importante, e per quei giorni esisteva solo il rally. Scoprire com’erano le auto all’interno, con tutti quei pulsanti, ascoltare il rombo dei motori mi riempiva di felicità”. Come mai la scelta di correre su terra piuttosto che asfalto? Vuoi condividere qualche avvenimento della tua carriera di pilota? Che importanza riveste la figura del copilota? “La stessa del pilota, secondo me. Importante è anche il rapporto che si crea. Se il navigatore conosce bene il pilota, capisce al volo le situazioni e il suo supporto è importante nei momenti di difficoltà, quando magari serve un po’ d’incitamento. Io non ho corso con tanti naviga, l’ho fatto quasi sempre con And rea Mini e tutte le ultime edizioni del Challenge Raceday le ho disputate con lui. Ci basta un’occhiata per capirci, anche perché, ancor prima di essere il mio naviga, è un caro amico”. Cosa pensi del Challenge Raceday e delle gare che lo compongono? “Ho partecipato a tutte le edizioni del Challenge, prima con un’Ibiza Gruppo A e successivamente con una Clio R3, per cui le gare le conosco bene tutte. Mi piacciono e trovo che siano ben organizzate. E la serie è alla portata anche di chi ha piccoli budget e può comunque divertirsi. Un plauso va agli organizzatori per la passione che mettono nel loro lavoro e in particolar modo ad Alberto Pirelli, con il quale sin dalle prime edizioni si è instaurato un ottimo rapporto, inoltre è pregevole l’impegno che profonde perché questo campionato continui ad esistere”. Qualche cosa che desidereresti cambiare o aggiungere nel Challenge? “Come abbiamo già suggerito ad Alberto, tra un riordino e l’altro, non sarebbe male riuscire a trovare qualche prova nuova. Alcune gare sono le stesse sin dalla prima edizione e sarebbe interessante variare un po’. Anche lui era della nostra opinione”.