INTERVISTE
A tu per tu con Alessandra de Bianchi
OBIETTIVO: DIVERTIRSI
Luca Manera è di Rovereto in Trentino,
ci è nato e ci vive. Il suo inizio nelle gare
automobilistiche è rocambolesco: “Una
strana avventura in effetti. Nel 1983
mio padre, con la sua liquidazione, regala a me e a mio fratello due Panda
nuove. I miei genitori partono per le
vacanze e io immediatamente inizio a
muovermi. Mi accordo con un concessionario locale e permuto la mia Panda
nuova con una A112 Abarth 70HP usata. A quel punto acquisto un roll-bar,
solo quello posteriore, all’epoca si poteva fare, un estintore brandeggiabile
e un set di cinture di sicurezza. La vettura da gara inizia a prendere forma.
Un amico mi regala quattro slick Kleber e un assetto: a questo punto sono
pronto e partecipo alla mia prima gara,
la salita Caprino-Spiazzi. Tornati dalle ferie i miei genitori si ritrovano con
un’auto da gara, quella che m ia madre
usava per andare a lavorare! Credo
che avessero avuto sentore della cosa
e non mi hanno mai ostacolato. Inoltre mia madre in fondo si divertiva ad
andare in giro con un’auto ‘da gara’! Il
primo rally è stato il Rally Sprint Monte
Venda, a Padova, nel 1985, insieme a
Mauro Grassi che nel 2014 ha vinto la
Ronde della Val d’Orcia con Luca Hoelbling. Quell’anno (1985) ad un certo
punto abbiamo ‘centrato’ una casa.
Abbiamo continuato, ma se non erro
siamo arrivati ultimi!”.
Una grande passione, quindi. Com’è
nata?
“Sono da sempre appassionato di
auto. Conoscendo Beppe Bertolini,
Silvano Pintarelli, Ezio Soppa che già
correvano, ho inizio a seguirli con le loro
assistenze e a respirare il profumo dei
rally nei vari Due Valli, Rally del Veneto,
e rally sprint della zona”.
Come mai hai deciso di iscriverti al
Challenge Raceday Ronde Terra?
“Considero lo sterrato la vera anima
del rally, mi ha sempre affascinato. E
quando due anni fa ho comperato una
Astra GSI Gr. N il mio amico Roberto
Pellè, mi ha convinto a seguirlo al Prealpi Master Show dove lui correva con
una Ibiza TDI, quella che è diventata la
mia attuale vettura da gara. Da quel
momento mi sono definitivamente
innamorato della terra. Per divertirsi
come ci si diverte su 1 km di sterrato,
ce ne vogliono almeno 10 di chilometri
su asfalto! Questa è la mia seconda
stagione di Raceday, oltre all’estemporanea partecipazione al Prealpi Master
Show di tre anni fa, e spero di trovare
il budget per poter disputare anche la
prossima edizione di questo Challen-
ge”.
Quali sono le gare che ti piacciono di
più?
“Tra tutte quelle che ho disputato, mi
piace molto la Liburna per il tipo di fondo, la lunghezza e... il cibo. Mi parlano
molto bene della Ronde Valtiberina
e tra poco scoprirò se piace anche a
me. Comunque a parte le prove speciali, una cosa che apprezzo molto è
lo spirito dei partecipanti in generale,
e soprattutto degli amici della Scuderia Destra 4, Roby Pellè e signora e il
Presidentissimo Ezio Soppa: con loro
trasformiamo ogni trasferta in puro divertimento. Credo che questo sia uno
dei pregi della formula Raceday: potersi divertire, nonostante le sempre
lunghe trasferte”.
Parliamo del navigatore, corri sempre
con lo stesso?
“Purtroppo no. Ma sia Luca Franceschini, che Thomas Moser o, come al
prossimo Valtiberina, Stefano “Spanky”
Farina, sono amici con i quali la priorità
è e rimarrà sempre divertirsi! Magari
cercando di rimanere in strada un po’
più spesso!”.
Che importanza attribuisci al navigatore?
“E’ fondamentale. Ognuno ha i propri
pregi e i propri difetti, ma soprattutto
sono da ammirare perché… si fidano di
come guido e riescono a farmi restare
concentrato. A volte però gliene faccio passare di tutti i colori. Come con
‘Spanky’ con il quale, tra freni a mano
inutili e uscite di strada, non siamo riusciti a finire neanche una gara“ .
Corri ormai da un po’ di anni: qualche
episodio che ti ha particolarmente divertito?
“In oltre trent’anni di gare ne sono successe di cose, come l’aver portato al
debutto in un rally un amico che poi capisce che è meglio guidare e diventerà
pluricampione italiano rally: da me sicuramente non ha imparato nulla, anzi
ha capito cosa non fare! O come il ritirarsi spacciando la mancanza di benzina con la pompa rotta. O ancora il Rally
Due Valli del 1986, dove sotto la pioggia
con la mitica A112, si lottava in una classe con oltre 30 vetture e si facevano
tempi fra il 15° e il 20° assoluti, su oltre
200 partenti: ero un ‘bocia’ scavezzacollo! Ma, soprattutto, ricordo con
grande piacere le amicizie che sono
nate in gara e che continuano ancora
adesso. Parlando di tempi più recenti,
due aneddoti proprio nelle gare Raceday. Il primo al Prealpi di tre anni fa
dove stavamo provando la prova con
una Cinquecento ed esagerando in un
traverso, ho sfiorato con il muso dell’auto un muro evitando per un pelo una
bella botta, involontariamente ho toccato il tasto sul volante che collega il telefono e, mentre sudo sperando di non
andare a sbattere, si sente una voce
che dice ‘Riprovare prego’. Appena fermi io e il mio navigatore siamo scoppiati
in una fragorosa risata! Il secondo sempre allo stesso Prealpi Master Show,
parto per il primo passaggio e non riesco a vedere bene, trema tutto, anche
gli occhiali. Arrivo a fine prova arrabbiato, non capisco cosa sia successo, fino a
quando non cerco di slacciarmi il casco
e scopro che non lo avevo allacciato e
quindi muovendosi mi faceva vibrare di
continuo gli occhiali. Ce ne sono altre di
storie alcune purtroppo anche tristi, ma
per me un rally è e rimarrà un momento
di festa da vivere con il mio navigatore
e gli amici con cui si va in trasferta. Se
poi vengono i risultati meglio, ma io vado
piano e col diesel non faccio nemmeno
rumore”.
C’è qualche cosa che vorresti venisse
aggiunta o modificata in questo Challenge?
“Si, vorrei venisse aggiunta una gara in
Trentino. Essendo anche un organizzatore, mi piacerebbe trovare dei bei
tratti sterrati, ma è veramente difficile,
se non impossibile. Mi piacerebbe provare un Rally Day su terra. Per il resto...
formula vincente non si deve cambiare!”.
Giuseppe Grossi - Alessandro Pavesi - Mitsubishi Lancer EVO IX R4