Quel giorno di tanti anni fa ero rientrata a casa dopo la palestra
e mi ero chiusa in camera. Verso sera sentii i miei rincasare e
mettersi a discutere, le voci erano alte e riuscii a sentirle anche
da sotto le cuffie. Con gli auricolari e la musica del walkman
ancora alle orecchie, uscii dalla mia stanza e vidi mia madre e
mio padre al tavolo con dei fogli tra le mani. Li trovavo spesso
seduti al tavolo, impegnati con i conti da far quadrare del
negozio o con le bollette salate del telefono da pagare, ma
stavolta qualcosa mi fece provare un brivido inaspettato lungo
la schiena. Mamma mi diceva qualcosa, ma io non riuscivo a
sentirla, mentre papà mi guardava con i suoi occhi blu, occhi
che ricordo ancora lucenti ed espressivi, occhi che ho sempre
amato assieme ai tratti al tempo stesso forti e dolci del viso.
Tolsi dalle orecchie prima una, poi l’altra cuffietta e mi fermai
davanti a loro, in attesa. Mia madre riprese a parlare, però mio
padre la interruppe bruscamente.
«Dobbiamo parlare. È successa una cosa che è bene che tu
sappia» disse serio. Lo guardai e dissi, pensando si trattasse
della bolletta del telefono, «Sì, forse, ho esagerato stavolta,
non accadrà più.»
«Ma di cosa stai parlando?» intervenne mia madre.
«La bolletta del telefono è troppo cara anche stavolta?» chiesi
con un filo di voce.
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