salutarlo, ma se dopo non ti trovo, mi arrabbio.»
Angela s’allontanò e io sbuffai. Non sentivo, però, di restare e
voltai le spalle dirigendomi verso la porta. La sala era gremita di
persone e io cercavo di superarle senza guardarle in faccia e più
raggiungevo l’uscita, più mi dicevo che avevo fatto male ad
andare lì.
«Martina… Martina Piscopo?» esclamò qualcuno alle mie spalle.
Sentii subito il cuore sobbalzarmi alla gola, avevo riconosciuto la
voce e non volevo voltarmi, ma lui si portò davanti a me.
«Martina, sei tu, non ci posso credere!» disse Cristian con la voce
più doppia di quando l’avevo sentita l’ultima volta.
Alzai leggermente gli occhi verso il suo volto e mi prese un
colpo: era cresciuto, era un uomo e mi piaceva molto.
«Cosa c’è, non hai più la lingua? Prima parlavi sempre.» riprese
ridendo.
«Prima era prima… adesso devo andare.»
«E te ne andavi senza salutarmi?»
«Oh insomma, ho accompagnato Angela e adesso voglio
andarmene!»
«Perché? Non ci vediamo da tanto tempo. Dio, Martina, come ti
sei fatta bella!»
Quelle parole accesero il fuoco nelle mie vene, ma io feci un
movimento improvviso e sgattaiolai fuori; lui si affacciò al
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