sembrava parlarle anche solo attraverso gli occhi. Attratti l’uno
dall’altro, restarono ad osservarsi.
Testo tratto da «L’inverno e la primavera»
di Annalisa Caravante - Edizioni CoreBook
Dopo aver superato l’ingresso, Angela ed io entrammo in una
grande sala dove c’erano molti uomini che sembravano professori
o forse giudici, insomma, persone diverse da me e dalla mia
famiglia. Sulla destra c’era un banchetto con sopra una tovaglia di
lino e pizzi, dove erano stati serviti i dolci, e sulla sinistra delle
enormi finestre con tende di velluto rosso. Distogliendo lo
sguardo, vidi un delicato pavimento di marmo scuro, nel quale si
specchiava ogni cosa e al centro della stanza un prestigioso e
costoso tappeto.
Angela, sempre sotto al mio braccio, mi tirò in mezzo agli altri ed
io fissai le foto di Cristian sulla parete: c’era lui appena nato,
quando iniziò ad andare a scuola, il primo giorno al giornale,
quella delle superiori e altre ancora. Purtroppo, quelle immagini
confermavano che era troppo lontano da me e quando vidi
l’ultima, dove lui stringeva la laurea, chiusi gli occhi: con la
mente ero già andata via.
«Ah, quel furfante è sempre bello!» esclamò Angela.
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