barba sotto le dita, appoggio la mia fronte caldissima alla sua, più
fresca.
Un’altra fitta, altre grida.
«D’accordo».
Mi solleva, io chiudo gli occhi, stringo i pugni per resistere al dolore.
Dentro, fuori.
Respira.
Non so dove andremo. Siamo in aperta campagna, troppo avanti
dall’ultimo paese, troppo indietro per il successivo.
È notte, è inverno.
E sto per partorire.
Mi sento adagiare su qualcosa di morbido, le parole del mio uomo
un sussurro indistinto.
Mia mamma diceva sempre che ogni donna è sola, quando
partorisce, anche se circondata da persone.
Qui non ci sono persone.
Eppure non mi sento sola.
Alzo gli occhi al cielo, alle poche stelle che si intravedono attraverso
il soffitto di paglia del nostro rifugio.
Non sono sola.
Respira.
Dentro, fuori.
Dolore.
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