Raccontando l’amore - antologia AA.VV. (march 2014) | Page 34

ma che a furia di spingere si erano incastrati tra loro. Niente e nessuno avrebbe potuto sciogliere quella dissonante vicinanza. È strano pensarlo ora, come era strano pensarlo in quel momento, mentre guardavo un esserino micragnoso in mezzo ad altri esserini micragnosi, un cucciolo d’uomo tra altri cuccioli d’uomo. Tu eri il mio e se non fosse stato per la targhetta non avrei neanche saputo riconoscerti. Non un granché, come padre, eh? Ma te l’ho detto, è un mestiere che si impara sul campo, e io ero appena stato preso dalla panchina e sbattuto là a partita già iniziata, senza un briciolo di riscaldamento. Con il cuore troppo gonfio per farci entrare uno spillo, figuriamoci un neonato... un figlio. Non sapevo nulla di te fino a pochi minuti prima, ed erano mesi che non vedevo tua madre. E in quel momento, stavo dando a lei l’ultimo saluto e a te... beh, ci aveva già pensato il mondo, a darti il benvenuto. Non mi sono chiesto neanche per un attimo come mai non mi avesse detto di te. Perché quella era lei, semplicemente, e quel silenzio non era che un’istantanea del suo modo di essere, limpido e coerente dal primo all’ultimo giorno. Aveva fatto l’unica cosa che sapeva fare: guardare avanti. Io non ero più nella sua vita, tu entravi a farne parte e lei aveva guardato avanti, come sempre, aggiungendo una nuova nota alla melodia. 32