«Come una melodia»
Testo tratto da «L’istante tra due battiti»
di Marta Tempra
Ricordo la prima volta che ti ho visto.
Me ne stavo lì, le mani su quel vetro che si appannava e si spannava
con il mio respiro e guardavo, guardavo senza vedere nulla in
particolare.
File di occhi chiusi, di piccole mani strette a pugno, di teste coperte
di peluria. Cuccioli d’uomo senza ancora un nome o una storia. O
forse il nome sì, ma sai, il nome è come un paio di scarpe, prende
forma solo con l’uso: ci vuole un bel po’ prima che aderisca
perfettamente alla pelle. E fino a quel momento resta qualcosa di
astratto, interscambiabile, una semplice fila di caratteri su una
targhetta attaccata al polso.
E la tua non mi diceva nulla. Non avevo scelto io quel nome, non lo
avevo sussurrato contro il pancione di una donna, mia madre non lo
aveva ricamato a punto croce su un bavaglino.
Un nome sconosciuto per un bimbo sconosciuto.
Sai, essere padre non è naturale per un uomo. Noi non abbiamo
innato l’istinto di maternità, quell’imprinting viscerale che le
femmine di ogni specie hanno per le proprie creature.
Nella paternità... nella paternità si inciampa, ecco. Ti cade tra capo e
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