cogliere in esso tracce di un’inaspettata curiosità.
Tuttavia lui aveva semplicemente detto: «Oh no, affatto.» E
subito s’era zittito. Si erano studiati per qualche istante,
cercando negli occhi dell’altro risposte a domande celate
segretamente nel cuore. D’un tratto una dispettosa folata di
vento s’era impadronita del cappellino di lei, gettandolo
lontano. Da perfetto gentiluomo lui, lieto di poter essere
inaspettatamente d’aiuto all’affascinante sconosciuta, si era
allontanato di scatto per recuperarlo.
Lesta, aveva scritto velocemente su un fogliettino di carta: «Vi
aspetterò domani dinanzi al Sottoportego del Casin di Nobili
alle 18.00. Jane» e l’aveva poi infilato nel lungo bastone
abbandonato per terra. Pochi minuti dopo lui aveva fatto
ritorno, ansimante e vittorioso, stringendo nelle mani il
grazioso copricapo.
«Ve ne sono estremamente grata» aveva detto lei con un fil di
voce e un delizioso rossore le era salito su per le gote,
accompagnando con grazia quella frase.
«Figuratevi, per così poco… Spero di rivedervi prima o poi, au
revoir, mademoiselle!»
D’un tratto i pensieri di Jane vennero interrotti da un colpetto
di tosse alle sue spalle. Avvolto nel tabarro veneziano, un
uomo sorrideva e nella mano destra brillava un piccolo,
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