Pubblicazioni e documenti Pace di Rivolta d'Adda. Di Alberto Pianazza | Page 7

P A C E d i R i v o l t a d ’ A d d a R e l i q u i a r i o d e l l a C r o c e L’oscillazione nell’individuazione dell’ area di produzione, che è continuata fino agli anni ottanta, è stata sicuramente legata alla presenza del piede polilobato nor- dico che ha spinto in un caso ad ipotizzare come autore un artista nordico operante in Lombardia (Gregorietti, 1981). Ritengo a tutt’oggi estremamente convincente l’i- potesi di un prodotto della bottega lombarda nell’ultimo decennio del Quattrocento (forse quella di Cristoforo e Giovanni Ambrogio de Predis, come già a suo tempo suggerito da Romano, 1982), che già risente e rielabora i temi della ricerca pittorica leonardesca, con una tecnica che attraverso morbide lumeggiature traduce il tema dello sfumato nel definire la plastica delle figure”. La stessa autrice illustra altresì l’intervento, “trasformazione d’uso” subito, nel 1914, dal prezioso tabernacolo prima di essere esposto al pubblico nel Museo Poldi Pezzoli. “Fu infatti aggiunto un piede polilobato antico, probabilmente tardogotico e di area nordica, che giustamente Giovanni Romano suggeriva di mettere in relazione con l’attribuzione alla produzione limosina che anche questo reliquiario ebbe inizial- mente. Il piede, alla cui sommità è collocata una corona di gigli rovesciata, è stato raccordato al reliquiario tramite una vite saldata alla base delle due cornucopie, la cui operazione di aggancio provocò cadute di colore, come rivela la presenza di un doppio strato di smalto in numerosi punti della superficie. E’ probabile che il piede polilobato sia stato aggiunto al reliquiario alla fine dell’Ot- tocento, rispondendo al bisogno di ricomposizione, di restituzione di un’integrità a questo oggetto devozionale. Questa ricomposizione fu probabilmente legata ad un uso più maneggevole che si volle dare alla stauroteca, forse utilizzata anche nella parrocchia di Rivolta d’Adda. La presenza dell’anello alla sommità del reliquiario fa comunque pensare che fosse stata in passato utilizzata come pettorale, come conferma la presenza della scena della crocefissione proprio sul retro”. Come possiamo notare anche da questa analisi restano alcune domande: chi ne è l’autore? Qual è la sua provenienza? Come ha fatto a giungere in possesso della comunità rivoltana? Questioni ancora irrisolte per le quali si ricorre ad ipotesi che però non trovano risposte certe nelle carte degli archivi finora consultati, nemmeno in quelle del nostro archivio parrocchiale. Al proposito esiste nel nostro archivio una scheda datata 18 giugno 1892, che risponde ad una serie di richieste, di notizie sull’opera (forse per un inventario da parte dello Stato, visto che la stessa scheda si trova anche nell’Archivio Comunale). Al quesito sull’autore si dice “L’autore è ignoto”; a quello sull’appartenenza dell’oggetto si scrive “Alla Chiesa parrocchiale di Rivolta d’Adda d’esclusiva sua proprietà ab immemorabile”; e ad una serie di domande circa le basi storiche e contestazioni critiche all’attribuzione ed altre, dopo aver detto che “si ritiene [l’opera] del secolo XV”, vi è scritto “In quanto al resto (…) non esistono documenti di sorta”. Ancona di Bongiovanni de Lupi. Angeli oranti 10 11