Pubblicazioni e documenti Pace di Rivolta d'Adda. Di Alberto Pianazza | Page 17

P A C E d i R i v o l t a d ’ A d d a Vendita al Museo Poldi Pezzoli Siamo nel 1902 e a Rivolta d’Adda fervono i lavori di restauro della chiesa parroc- chiale che richiedono un’ingente somma di denaro. Nella domanda della Fabbrice- ria al Ministro di Grazia e Giustizia del 27 gennaio 1903 si parla di un preventivo di 82.151 lire. In questa occasione entrano in gioco altre figure oltre quella della Fabbriceria: innan- zitutto la Commissione esecutrice dei restauri, presieduta dal prevosto Agostino Desirelli, distinta in teoria dalla Fabbriceria ma legata in pratica ad essa, visto che tra i suoi componenti ci sono tutti i membri della stessa; e poi, in modo defilato ma molto influente e decisivo, l’ing. Cesare Nava, cui era stato affidato il lavoro di restauro, che conosceva meglio di tutti le strade da seguire e che aveva certamente conoscenze in alto loco tali da ottenere il permesso di vendita e sveltire i tempi della procedura burocratica. Mons. Agostino Desirelli è stato parroco di Rivolta dal 1898 al 1912. Nel 1907 fu tra i fondatori della locale Cassa Rurale. Erano gli anni di papa Leone XIII, un periodo nel quale la questione sociale, con l’enciclica “Rerum Novarum”, s’era imposta anche alla sensibilità del mondo cattolico. L’ ingegner Cesare Nava agli inizi del ‘900 progettò e diresse i lavori di restauro della basilica di San Sigismondo e santa Maria Assunta per “liberare” l’intero com- plesso dalle strutture barocche e neoclassiche e riportarlo al suo originario stile romanico. Tra le sue opere più note ricordiamo il palazzo della Banca d’Italia a Milano in via Cordusio in collaborazione con Luigi Broggi, la facciata della chiesa di San Babila e il pronao della basilica di San Lorenzo sempre nel capoluogo lom- bardo, e l’ampliamento del santuario della Madonna delle Lacrime a Treviglio. Come sempre in questi casi, oltre a quelli preventivati, ci sono i costi per le sgra- dite sorprese che si trovano nel corso dei lavori. E la prima sgradita sorpresa, una volta liberata la chiesa dagli stucchi, è che sono necessari lavori di consolidamento delle volte (“che risultarono così deteriorate e manomesse da innumerevoli crepe da far seriamente temere del loro crollo”), delle pareti e degli esterni piloni (“ridotti a così male stato che non lontano doveva essere il loro sfacelo”), in aggiunta agli interventi sul tetto. Le virgolette indicano le parole esatte della Commissione per i restauri nella istanza inviata alla Fabbriceria il 25 novembre 1902. R e l i q u i a r i o d e l l a C r o c e di quel Cimelio prezioso che la Fabbriceria possiede e che è conosciuto sotto il nome di Pace”. La Commissione dichiara che si impegnerebbe ad ottenere tutti i permessi necessari per la sua vendita al Poldi Pezzoli. A conferma del ruolo decisivo del Nava, che risulterà anche più avanti, riporto una nota a matita in calce del documento: “l’originale della presente istanza in uno al Verbale della Fabbriceria in data 26 novembre 1902 è stato spedito al sig. Ingegnere Cav. Cesare Nava per ottenere l’approvazione Superiore di alienare la Pace”. La scelta del Poldi Pezzoli come acquirente compariva già come possibilità nella domanda del 1880; e del resto l’opzione che era stata lasciata fin dalla risposta alla prima domanda era che fosse venduta ad un museo non privato. E proprio in quegli anni il Poldi Pezzoli era diventato “ente morale legalmente riconosciuto” (cfr. Auto- rizzazione del Ministero della Pubblica Istruzione del 3 marzo 1903). Alla determinazione del Poldi Pezzoli come acquirente del cimelio, secondo l’esten- sore dell’articolo “La vend ita della Pace” in Eco dei restauri n. 2 si sarebbe arrivati in questo modo. “Trovandosi nel mese di Ottobre a pranzo dal Conte Francesco Lurani nella sontuosa villa che questi tiene a Cernusco Lombardone, venne a parlare dei ristauri della Chiesa i quali sarebbero stati facilitati se oltre il concorso dei privati si fosse potuto vendere il cimelio che la Chiesa di Rivolta possedeva. Dopo di averne data una mi- nuta descrizione, ebbe parola dalla consorte del Lurani, la Contessa Cecilia Greppi, che a ciò avrebbe pensato Ella stessa. Difatti ne parlò al Cav. Aldo Noseda membro dell’Amministrazione del Museo Poldi Pezzoli di Milano e questi senz’altro propose al Museo la compera dell’offerto cimelio”. Il 26 novembre 1902 (giorno seguente della riunione della Commissione, vedete che velocità!) la Fabbriceria si riunisce e, richiamati e condivisi i punti illustrati nella richiesta della Commissione, delibera che, invece di un contributo pecuniario che non è in grado di dare, mette a disposizione la Pace perché sia venduta al museo Poldi Pezzoli per così concorrere con la somma ricavata alle spese dei lavori di restauro. In essa, premesso che i lavori “di risanamento” non previsti, e per i quali a ragione si potrebbe chiedere alla Fabbriceria equo compenso, hanno richiesto “non poche migliaia di lire” [la Fabbriceria nella sua domanda al Ministro competente parla di 11.500 lire], constatato che il bilancio della stessa non consente nessun contributo, la Commissione dei restauri “chiederebbe di poter disporre per i lavori della chiesa In una lettera del 29 novembre 1902 (che dovrebbe trovarsi al Poldi Pezzoli) l’ingegner Nava comunica al Poldi Pezzoli nella persona del Noseda la risposta po- sitiva della Fabbriceria alla richiesta di vendere al museo la “Pace”. Così si può con- statare nella lettera del 14 gennaio 1903 che il direttore Camillo Boito invia al Nava per comunicargli che conferma ciò che la Commissione del museo nella sua adu- nanza del 24 novembre del 1902 ha stabilito, cioè “di convenire nell’accettazione della proposta vendita della Pace stessa, per il Museo Poldi Pezzoli al convenuto prezzo di lire 8000 (ottomila)” da pagarsi in due rate annuali di lire 1000 per quattro anni. La lettera stabilisce anche l’impegno degli adempimenti burocratici: il Nava cercherà di ottenere il permesso dal Ministero di Grazia e Giustizia; lui, il Boito, da quello della Pubblica Istruzione. 30 31