Pubblicazioni e documenti Il borgo sull'alta riva: Castrum Ripaltae Siccae. | Page 78

ben conosciuta fu lezione anche pei nemici. I suoi pregi risultaron più vivamente pel meschino con- fronto del suo figliuolo Enrico VI, da lui creato re d'Italia dopo la pace di Costanza." Enrico VI, alla morte del padre, si trovò dunque ad essere il nuovo capo del Sacro Romano Impero, e manifestò subito "il proposito di restaurare i diritti imperiali di qua e di là delle Alpi, anzi in tutto il mondo cristiano." (Soranzo, Storia medioevale, vol.1, pag. 315). Ed ecco che in Italia rinascono le lotte tra i Comuni. Se Milano aveva ottenuto dal Barbarossa il rico- noscimento della sua importanza economica e politica, Cremona carpì subito al nuovo imperatore - non meno spietato ma assai meno lungimirante del padre - l'autorizzazione a riprendersi Crema e tutti i paesi dell'Isola Fulcheria fino alla Regione Vapria. Il Muratori, nel suo Antiquitates Italicae, dice: "Neque segniores fuere Cremonenses sub Fri- derici I. filio & successore Henrico inter Au- gustos Quincto: nam & ipsi ab eo conquisie- runt sibi nobile Oppidum, nunc Civitatem Cremae, atque Insulam Fulcherii: unde postea tot simultates & bella exarsere inter ipsos & Rempublicam Mediolanensem, uti Sicardus in Chronico, atque alii testantur. Eius rei monu- menta vidi in antiquis apographis, quae adser- vat in suo Tabulario Respublica Cremonen- sis,... " - "E non furono meno pronti i Cremonesi sotto Enrico, figlio e successore di Federico I, e quinto tra gli Augusti; infatti gli richiesero e ottennero il dominio della nobile cittadella, ora città, di Crema e dell'Isola Fulcheria: in seguito al quale fatto poi avvamparono tante rivalità e guerre tra essi e la Repubblica Milanese, come attestano Sicardo nella sua Cronica, e altri storici. Le testimonianze di quegli avvenimenti le ho viste negli antichi apografi, che la Repub- blica di Cremona conserva nel suo Archivio." Inutilmente i Cremaschi, sconvolti e indignati, scongiurarono Enrico VI perché si attenesse ai capitoli della pace di Costanza. Visti ignorati i loro sacri diritti, si risolsero - con l'aiuto di Milano - a contrastare con le armi i Cremonesi, che muovevano alla conquista di Crema, forti dell'appoggio dei Bergamaschi che a loro volta miravano a contenere la spinta espansionistica milanese in direzione del fiume Serio e dei territori che Bergamo teneva da tempo immemorabile in sua balìa. "Nella lotta dei gonfaloni comunali sulle rive dell'Oglio, i Cremonesi ed i loro alleati ebbero una memo- randa sconfìtta; imbaldanziti i vincitori si portarono con brama di rappresaglia nel territorio bergamasco e presero Romano, Cortenova ed altre località; di rimando Cremona e Bergamo con Lodi, Pavia, Como - le cinque città dell'alleanza contro Milano - s'avviarono, con le loro truppe, nel Territorio Milanese, pensan- do che, presa Milano, Crema non avrebbe più fatto resistenza alcuna... e, presso l'Adda, in Lodi-Vecchio, gli avversari si incontrarono, incominciando una nuova battaglia (13 maggio 1193). I Cremonesi, per la seconda volta, persero il carroccio; molti di essi furono uccisi; più di trecento si butta- rono nell'Adda come a salvamento; centocinquanta rimasero prigionieri, e, con essi, Lodigiani, Pavesi, e duecento fanti che combattevano per loro" (Tanzi Montebello, Vailate pag. 54; il quale cita Galvaneo Fiamma, Manip. Fl., cap.227). Dal Muratori e dal Giulini (Memorie etc. Vol. VII, pag. 110) sappiamo che l'imperatore Enrico VI, il 6 giugno 1195, nella città di Como, confermò la solenne investitura ai Cremonesi del Contado di Crema, e che le lotte continuarono ancor più accanite, in seguito anche al fatto che questo fu il periodo in cui anda- rono sempre più radicalizzandosi le due fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini: i Guelfi che aspiravano a una federazione dei Comuni Italiani con a capo il Sommo Pontefice, i Ghibellini che sognavano il ritorno della potenza dominatrice dell'Impero Romano sotto la guida del Sovrano germanico. Ma anche in questa interminabile lotta non è che ci fosse chiarezza di posizioni,