Pubblicazioni e documenti Il borgo sull'alta riva: Castrum Ripaltae Siccae. | Page 69

festo sancti Laurentii a quibusdam, qui tenebant vel stabant ad istam ecclesiam, ut irem in eo festo canere missam; et ivi et feci ibi missam quiete; de tempore non recordor. Et ego postea precepto huius episcopi Placentie, qui modo est, posui in possessionem ipsius ecclesie Guidonem clericum, qui postea fuit frater meus, et dedi in manu sua de panno altaris eiusdem ecclesie quiete. Set non habitavit ibi, quia non erat ibi habitaculum. Et eodem tempore ipse Iohannes clericus de Orsago quesitit a me parabolam, ut ego dimitterem eum in ipsa ecclesia offitiare, et dicebat, quod episcopus Tedaldus dixerat ei, ut se intromit- teret, quia dicebat eum Brixie invenisse, et mihi videtur, quod ab annis V infra fuit.” Testes episcopi de Placentia, Ongaro de Bagniolo iurato dixit:” Ego scio, quod ecclesia sancti Lau- rentii de castellare de Ripalta pertinet ad episco- pum Placentinum.” Interrogatus, quomodo sciret, respondit: ”Ego scio, quod comites Giselbertus et alii sui consortes vel eorum vassalli per eos tenent tres partes decime de curia Bordalengi integraliter et quartam habet ipsa ecclesia sancti Laurentii, que sita est in prefata curia. Et mei consanguinei adhuc tenent per heredes Giselberti unam de tribus parti- bus per feudum et equaliter dividunt cum ipsa ecclesia”. Interrogatus, cuius episcopatus sit curia ipsa, respondit: “Placentini episcopatus, tum propter decimationem, que tenetur in feudum per Placentinum episcopum, tum propter divisionem antiquissimam, sicut audivi a m(ai)oribus meis factam per XII homines, electos a parte episcopi Cremonensi et a parte episcopi piacentini, qui iuraverunt diffinire fines ipsorum episcopatuum; qui omnes concorditer posuerunt ipsam curiam in episcopatu Placentino; et huc usque episcopus Placentinus fuit in quieta possessione ipsius curie et ipsius ecclesie.” Interrogatus de Gualderico cleri- co, cuius nomine colligat decimationem ipsius ecclesie, respondit:”Nescio.” Interrogatus de presbitero Amizone, per quem episcopum servierit ipsam ecclesiam, respondit: “Nescio, quia ego habito Laude et nescio de huius modi, et nec esset discordia de ipsa ecclesia, quin esset episcopi Placentini, nisi propter novos habitatores inhibi nunc habitantes.” Et dixit, quod pubblica fama est per totam terram istam curiam et ecclesiam esse episcopi Piacentini. SN Ego Lanfrancus, qui dicor Bandus, notarius sacri palatii, dicta predictorum testium ex autentico exemplavi. Sic in eis continebatur, sic et in istis legitur exemplis extra litt(er)as plus minusve. SN Venerabili parti Galdino, dei gratia sancte Mediolanensis ecclesie archiepiscopo, aposto- chiesa di San Lorenzo a cantarvi la messa, perché in quel tempo era la festa di San Lorenzo. Ed essen- dovi giunto, vi trovai Gualdrico, che era chierico di quella stessa chiesa, e allora gli chiesi che cosa voleva fare, e lui rispose: "Io sono venuto per dire messa". Allora gli domandai a nome di chi teneva quella chiesa; e lui disse: "A nome del Vescovo di Piacenza", e così davanti a me dichiarò che era chierico del Vescovo. E io gli dissi: "Se sei suo chierico, perché non ti sei presentato davanti a lui?” E lui disse: "Voi vedete come io sono vestito; non ho vesti decenti, ma tuttavia oggi o domani sarò davanti allo stesso Vescovo". E sono convinto che in quel giorno o in un altro successivo fu davanti a lui. E sono meno di 20 anni. Ma tuttavia circa a quel tempo è, e buona fama è, che la stessa chiesa era del Vescovo di Piacenza". II preposto Alberico della chiesa di Palazzo sotto giuramento disse: "Io fui interpellato una volta in una certa ricorrenza di San Lorenzo da certuni, che tenevano o stavano presso questa chiesa, perché andassi in quel giorno festivo a cantare messa; e ci andai e celebrai la messa con tranquillità; del tempo non mi ricordo. E io poi, per ordine di questo che Vescovo di Piacenza, che c'è ora, posi in possesso di questa chiesa il chierico Guidone, che in seguito fu mio fratello, e consegnai in sua mano il panno dell’altare della medesima chiesa senza contrasto. Ma non si stanziò lì perché non vi era un'abitazione. E nel medesimo tempo lo stesso Giovanni chierico di Orsago mi chiese una certificazione affinché io lo lasciassi officiare in quella chiesa e diceva che il Vescovo Tedaldo gli aveva detto di introdurvisi, perché diceva di averlo incontrato a Brescia, e a me sembra che il fatto è stato da 5 anni in qua". Il teste del Vescovo di Piacenza, Ongarone da Bagnolo, sotto giuramento disse: "Io so che la chiesa di San Lorenzo del borgo di Rivolta spetta al vescovo di Piacenza". Interrogato, in qual modo lo sapesse rispose:"Io so che i conti Giselberto e altri suoi pari o vassalli loro, tengono per sé tre parti della curia di Borda- lengo integralmente e la quarta parte ce l'ha la chiesa di San Lorenzo, che è situata nella predetta curia. E i miei consanguinei ancora oggi tengono tramite gli eredi di Gisalberto una delle tre parti per feudo e la dividono in parti uguali con la stessa chiesa ". Interrogato, di quale episcopato sia la curia stessa, rispose: Dell'episcopato Piacentino, sia per la decimazione, che è tenuta in feudo dal vescovo Piacentino, sia per antichissima spartizione, come ho sentito dai miei maggiori fatta opera di 12 uomini, eletti da