Pubblicazioni e documenti Il borgo sull'alta riva: Castrum Ripaltae Siccae. | Page 64

Ad un attento esame , questo documento rivela qualcosa di molto interessante - al di là del fatto che il vescovo Sicardo abbia voluto dargli una particolare importanza , perché lo ha fatto controfirmare da tredici canonici e da un gruppetto di notai , oltre ad essersi a tempo debito assicurato il consenso dell ' arciprete della pieve di Arzago Signor Bertramo - in quanto , per la loro disposizione geografica , le località di cui si parla si trovano tutte su un arco ideale che racchiude ma non tocca Rivolta d ' Adda . Tale arco traccia la sua curva partendo da Cassano , e , passando da Calvenzano , Casirate , Agnadello , Azzano , giunge fino al Paladino : di Rivolta , nessun cenno . Come si può spiegare questo fatto ? Le ipotesi - in mancanza di documenti chiarificatori - possono essere più di una . Si può supporre che , essendo ancora in vita il prevosto chiamato a succedere a Sant ' Alberto Quadrelli , il passaggio alla giurisdizione cremonese prevista da papa Alessandro non potesse ancora entrare in esecuzione ( anche se nel 1206 erano già trascorsi 38 anni dalla data della Bolla famosa , e restare prevosto per una quarantina d ' anni non è del tutto normale , pur non essendo impossibile , come si è avverato recentemente con Mons . Stefano Renzi - per non parlare del prete Alessandro Carminati che nel 1533 era stato nominato dalla Curia Romana prevosto di Rivolta all ' età di 19 anni , il che fa supporre che abbia potuto resistere bellamente per 40 e più anni nella sua carica ). Un ' altra ipotesi - che ci sembra abbastanza attendibile - è quella che il Vescovo di Cremona abbia agito con cautela nei riguardi della Chiesa di Rivolta , avocandone a sé direttamente la giurisdizione ed evitando di assoggettarla alla piccola Pieve di Arzago , allo scopo di non suscitare malcontenti in una parrocchia che da tempo immemorabile godeva di grossi privilegi , non ultimo quello di avere una nutrita schiera di Canonici ai quali era sempre spettato il diritto di scegliersi il prevosto , rispondendo direttamente a Roma del proprio operato . O può anche essere che - disposti come erano in genere i Canonici a collaborare col prevosto nei momenti più impegnativi dell ' attività pastorale - il Vescovo non ritenesse necessario stabilire delle norme per regolare un meccanismo che sapeva amministrarsi autonomamente in ogni circostanza . E altre ipotesi ancora si potrebbero avanzare , ma - in mancanza di sicuri appigli - è più prudente lasciar le cose come sono .