Pubblicazioni e documenti Il borgo sull'alta riva: Castrum Ripaltae Siccae. | Page 61
Signum Domini Friderici Imperatoris invic-
tissimi.
Ego Gotefredus Imperialis Aule Cancellarius
vice Philippi coloniensis Archiepiscopi &
Italie Archicancellarii recognovi.
Acta sunt hec Anno Dominice Incarnationis
MCLXXXVI. Indictione IV. Regnante Dommo
Friderico Romanorum Imperatore gloriosis-
simo, Anno Regni ejus XXXIV. Imperi vero
ejus XXXII.
Datum in Territorio Cremonensi in desctruc-
tione castri Meinfredi, V. Idus Junii feliciter,
amen”.
di Milano, Guidone di San Nazario e Rainerio
suo fratello, Rodolfo Camerario e numerosi
altri.
Segno del Signore Federico Imperatore invit-
tissimo.
Io Gotefredo Cancelliere dell'Aula Imperiale,
in sostituzione di Filippo Arcivescovo di
Colonia e Arcicancelliere d’Italia, ho autenti-
cato.
Queste cose furono fatte nell'Anno dell'Incar-
nazione del Signore 1186, Indizione quarta,
regnando il Signore Federico gloriosissimo
Imperatore dei Romani, nell'anno 34° del suo
Regno, 32° del suo Impero.
Data nel Territorio Cremonese, durante la di-
struzione di Castel Manfredo, V Idi (=9)
Giugno felicemente, amen".
Con tutta la Geradadda, Rivolta passava dunque sotto la giurisdizione di Milano.
Nel diploma imperiale si parla di Contado, il che significa - secondo la mentalità del tempo - tutto un
territorio in totale sudditanza della città sotto l'aspetto economico e politico. Non in fatto di giurisdi-
zione ecclesiastica, però, e in particolare per Rivolta: la bolla di papa Alessandro III aveva infatti
stabilito che "... la chiesa di Ripalta Secca con tutte le cappelle e le altre cose di sua spettanza, e il
monastero di San Sigismondo" passassero sotto la giurisdizione del Vescovo di Cremona.
Il passaggio non era immediato. "Le dette plebi (Postino e Pagazzano) -continuava la bolla - rimanga-
no soggette per diritto parrocchiale al venerabile fratello nostro Pietro, ora Vescovo di Pavia, per tutta
la durata della sua vita, come lo erano per consuetudine, e alla morte di lui passino sotto la vostra (cioè
del Vescovo di Cremona Offredo e dei suoi successori) giurisdizione. Inoltre anche il prevosto di
RipaAlta, finché vivrà, sia tenuto a rispondere esclusivamente a Noi (cioè al Papa), e alla Chiesa Ro-
mana, e in seguito la sopraddetta chiesa spetti al potere e alla amministrazione vostra".
La bolla papale porta la data del 29 maggio 1168, e se anche pervenne in tempi brevi al destinatario (il
vescovo Offredo, in Cremona), non potè certamente interessare Sant'Alberto Quadrelli che, nominato
Vescovo di Lodi, ai primi di aprile dello stesso anno aveva già fatto il suo ingresso ufficiale nella sua
nuova diocesi.
Quando, allora, la chiesa di Rivolta passò dalla giurisdizione papale a quella del Vescovo di Cremona?
Non subito, si direbbe, anche se non dovette tardare molto.
Forse, quando la bolla di Alessandro III giunse agli interessati, il Capitolo - secondo il suo inalienabile
diritto - si era già radunato e aveva eletto un nuovo prevosto, al quale quindi spettò il privilegio di
tenere la sua chiesa sotto la giurisdizione romana, proprio in virtù dell'affermazione "... il prevosto di
Ripa Alta, finché vivrà, sia tenuto a rispondere esclusivamente a Noi (cioè a l Papa)", anche se nelle
intenzioni di Alessandro III era Alberto Quadrelli che si voleva premiare? Non dimentichiamo che in
fatto di sottigliezze giuridiche, gli uomini del Medio Evo non erano secondi a nessuno. Nè dovremmo
trascurare il fatto che molte disposizioni che venivano dall'alto, a quei tempi, venivano facilmente
eluse, come lo prova del resto il caso delle due plebi di Postino e Pagazzano che - nonostante l'espressa
volontà del pontefice e di chissà quanti altri - passarono sotto Cremona nel secolo XIX (esattamente
nel 1820, come dimostra lo Scaramuzza, citando il Savio, Vol. II p. II Cremona, pag. 88, e il Sancle-
menti, 256).
Sta di fatto che neppure il vescovo Sicardo, successore di Offredo,