Pubblicazioni e documenti Il borgo sull'alta riva: Castrum Ripaltae Siccae. | Page 49

mente lo storico milanese, senza badare al fatto che Ottone Morena, dicendo “ cum iam nox esset – es- sendo ormai notte – lascia intuire che era piuttosto difficoltoso distinguere l’espressione dei visi, vuol far ben figurare i suoi compatrioti; ma già, certe frasi hanno fortuna, e il Vignarca, imitato dal Cazzamalli, ripete con candida compiacenza l'arbitraria annotazione). Temendosi a vicenda, nessuna della due schiere osò assalire l’altra. I Milanesi si rifugiarono - come è pensabile - nel "castrum" di Rivolta; i Lodigiani tornarono sui loro passi. La vicenda - se non fosse drammaticamente deplorevole, al pensiero di quello che avveniva tra gente legata dagli stessi vincoli di sangue - più che un eroico episodio di guerra, ci richiama una delle più spassose avventure di Tartarino di Tarascona. Federico Barbarossa, convinto ormai che l'umiliazione inferta ai Milanesi nel settembre del 1158 non aveva avuto l'effetto sperato, sdegnato per l'indomita audacia di una città c he pur avendo perduto alleati ed amici diventava più aggressiva giorno per giorno e sembrava sfidare anche l'implacabile avversione di tutti quei Comuni lombardi che ne avevano provato l'invadente egemonia, decise di dare un esempio spietato della ferocia a cui sapeva arrivare contro chiunque osasse tenere in dispregio l'autorità dell'impe- ratore. Mosse quindi contro Milano con inesorabile determinazione; occupò militarmente tutte le posizioni stra- tegiche che potessero chiudere in un cerchio di ferro la città, e procedette al metodico "guasto" della campagna per togliere ogni speranza di sopravvivenza agli assediati. "Milano patì allora un'altra volta - dice il Muoni - tutte le miserie di un lungo ed accanito assedio, e Federico ricorse a tali immanità, che a narrarle..." L'Hohenstaufen non voleva la resa di una città: voleva la distruzione, l'annientamento di tutto e di tutti. In "Acerbi Morenae Historia", il continuatore di Ottone Morena, anche lui devoto al Tedesco, non può far a meno di ammetterlo. 1161. Aug. 14. "Sequenti vero die Lune imperator in broilo non multum longe a fossato Mediolani a porta Ticinensi usque ad portam Arienzam castra collocari precepit. Deinde in unoquoque die Mediolanensium, segetes depopulans civitatem circuibat; et si quos de Mediolanensibus, qui pro lignis acci- piendis exibant civitatem, capere poterat, ma- num cuique ipsorum detruncari precipiebat, ut eos terreret, tam pauperes quam divites, ne civitatem egrederentur. Et sic quasi omnes Me- diolanensium segetes et vineas arboresque deva- stavit et fere omnem vivendi spem eis abstulit. 14 Agosto 1161 Nel seguente giorno di Lunedì l’ imperatore ordinò di porre l'accampamento non molto lon- tano dal fossato di Milano da Porta Ticinese fino a Porta Renza. Quindi devastando giorno per giorno le campagne dei Milanesi, teneva control- lata tutt’attorno la città; e se poteva catturare quei Milanesi che uscivano dall'abitato per pro- curarsi la legna, dava ordine che si tagliasse una mano a ciascuno di loro, per atterrirli, sia poveri che ricchi, in modo non uscissero dalla città. E devastò così quasi tutte le messi, le vigne e gli alberi, e tolse a loro quasi ogni speranza di so- pravvivere.