Pubblicazioni e documenti Il borgo sull'alta riva: Castrum Ripaltae Siccae. | Page 45
Se solo noi prendessimo in esame questa Bolla di papa Alessandro III°, e ne esaminassimo senza pregiu-
dizi troppo zelanti il contenuto, vedremmo che l’autenticità o meno della Bolla di papa Lucio II° perde-
rebbe ogni buona ragione di discutibilità. Vera o non vera, autentica o non autentica, che cosa cambia se
Alessandro III° fa sicuro e tranquillo riferimento ad una situazione che esisteva, al di fuori di ogni dub-
bio? E’ impensabile che da Benevento - dove è stata redatta la Bolla di Alessandro III° - si sapesse (per
sentito dire, e a Benevento!) della situazione e della struttura del Monastero di San Sigismondo, o si
sapesse che la Chiesa di Ripalta Secca dipendeva direttamente dalla Santa Sede, se il papa Bandinelli non
avesse avuto davanti agli occhi i documenti stilati dai suoi predecessori. E in quei tempi, in particolare, in
cui si aveva -nonostante l'inevitabile confusione dei documenti che andavano e venivano - una attenzione
così puntigliosa nello stabilire per iscritto ciò che a ciascuno spettava, anche se poi nell'applicazione
pratica potevano intervenire tante altre ingerenze (dovute al frazionamento tipico del senso di autorità
imperante a quei tempi) tali da riuscire a vanificare con la loro colpevole rilassatezza e col loro potere
frenante le decisioni che venivano dall'alto, non c'è da credere che una Bolla potesse esser sottoscritta dal
papa senza un solido supporto documentale. Certo a riprova di quante decisioni avessero un puro valore
cartaceo sta il fatto, ad esempio che le due pievi (plebes) di Postino e Pagazzano rimasero sotto la giuri-
sdizione di Pavia fino al sec. XIX° (cioè fino al 1820, vedi il Savio, Vol. II°, parte II Cremona, pag. 88;
Sanclementi, 256).
Ma ciò non toglie nulla al nostro assunto: la chiesa di Ripalta Secca e il suo Monastero di San Sigismon-
do non solo esistevano, ma l'una dipendeva direttamente dalla Santa Sede (se il papa può passarla a suo
piacimento sotto la giurisdizione del Vescovo di Cremona Offredi dopo la morte del prevosto: "quam diu
vixerit nobis et ecclesie romane solummodo debeat respondere"), e l'altro doveva godere di una particola-
re protezione del papa, tanto che neppure il Vescovo di Cremona poteva intervenire ad "amovere illos qui
ibidem morantur", se – dice Alessandro III° - togliendone alcuni non provvedeva a metterne degli altri
della stessa "religione", o addirittura di un'osservanza religiosa più severa (religiosiores). Chiesa e Mona-
stero ci sono, non c'è dubbio. E siamo nel 1168.
Federico Barbarossa aveva già distrutto Crema otto anni prima, ed anche Milano aveva largamente speri-
mentato la ferocia dell'imperatore germanico nel 1162.
I Rivoltani avevano visto il biondo glaciale sovrano più di una volta sulle loro terre.
Nel 1158, il 23 luglio, l'esercito imperiale aveva passato l'Adda.
Vediamo il racconto di Ottone Morena, lodigiano, grande ammiratore di Federico (M.G.H. Historia Fre-
derici I°, 1930, Berlino).
"Denique imperator itaque discedens Medio-
lanumque se velle ire disponens, cum ad pontem,
qui dicitur de Cassano, qui supra Adue flumen
positus fuerat, pervenisset indeque per eum
transire voluisset, quam plures Medialanenses
una cum multis villanis ex alia pontis parte
supra ipsius fluminis ripam imperatori parte
obviam fuere transitumque per pontem ipsum ei
contradixere. Imperator namque et omnis eius
exercitus hoc prospiciens nesciensque etiam, qua
parte possent tunc ipsum flumen transire, valde
condoluti. Boemenses itaque una cum maxima
Teotonicorum parte deorsum
Infine l'imperatore, mentre così si allontanava e
disponeva di voler andare a Milano, essendo
giunto al ponte detto di Cassano, che era stato
costruito sopra il fiume Adda e volendo passare
attraverso quello, un gran numero di Milanesi
insieme con molti villici, dall'altra parte del
ponte proprio sopra la riva del fiume si opposero
all'imperatore e gli impedirono il passaggio
attraverso quel ponte. L'imperatore allora, e tutto
il suo esercito, vedendo ciò e non sapendo per
altro da qual parte potessero passare quel fiume,
si crucciarono molto. Quelli di Boemia allora,
insieme con un forte gruppo di