Pubblicazioni e documenti Il borgo sull'alta riva: Castrum Ripaltae Siccae. | Page 36
gamo sembra temere di perdere in qualche modo Fara; conclude: “Penso che non si possa rispondere a
queste domande se non ammettendo in tutta questa zona uno stato di cose affatto particolare, cioè una
antica organizzazione ecclesiastica (forse allora incipiente, nel IV° e V° secolo) e per certo legata diret-
tamente alla superiore autorità del metropolita milanese.
Allora si spiegano le pretese dei Milanesi di qua dall'Adda, allora si capisce perché i trevigliesi si sono
dati ad un monastero di Milano e non ad un altro (perché dovevano certo avere qualche legame o qualche
interesse connesso).
Lo stesso Arcivescovo di Milano, non molti anni dopo - 1093 - affiderà ai Cluniacensi la vicina Calven-
zano; allora pure si comprende come i Vescovi di Bergamo difendessero la conquista di Fara... e non
contestarono a Cremona Brignano e Pagazzano e Cassano d'Adda.
...E a questo punto che ci si affaccia la tentazione di ammettere l'esistenza della tanto discussa Parrasio.
I fatti che ne suffragano l'esistenza sono molti, ma purtroppo mancano testimonianze dirette.
Il Gavitelli nelle sue Croniche Manoscritte, così scrive:
"Qui dum una cum Allemeno de Mellenosis
(Menclottis) et Guidone Placentiae, iunctis
viribus, ad civitatem Parrasii profectus fuerit,
ea, cuius incolae infecti forent haeresi anniphi-
tarum (sic), membra humana Deo onnipotenti
attribuentium, eversa, cum eis ipsius diocesim
divisit, et nec multo post loco Parrasii erectum
fuit oppidum Cremae. "
"II quale, dopo che, insieme con Allemeno Men-
closio (vescovo di Milano) e Guido (vescovo di
Piacenza), riunite le forze, ebbe marciato contro
la città di Parrasio, avendola distrutta, poiché gli
abitanti di essa erano infetti dall’eresia degli
Antropomorfiti che attribuivano membra umane
a Dio onnipotente, ne spartì con quelli la diocesi,
e non molto tempo dopo in sostituzione di Parra-
sio venne eretta la cittadella di Crema."
Tolgo la citazione dal Savio (op. Vol. II° p. II, pag. 28) il quale aggiunge:
"La narrazione è ripetuta dall'Ughelli, ed è in tutto o in parte da ritenersi favolosa."
Il 14 Aprile 1577, essendo stata soppressa da S. Carlo la chiesa Canonica e plebana di Pontirolo Vecchio,
4 canonici fecero rimostranze per iscritto.
Il documento così esordisce:
"Parassus urbs vetustissima in Glara Abduae
penes confinia Mediolanensis agri et Borgo-
mensis sita in perversam Antropomitarum hae-
resim collapsa et in ea perseverans, de anno 951
ex S.S. Apostolicae decreto ab episcopis circon-
vicinis solo aequata fuit, illisque Diocesis
inter ipsos partita, excepta plebe, quae nunc
Pontiroli nuncupatur, quae assignata fuit col-
legiatae S. Joannis Evang. Pontiroli veteris seu
"della Canonica", in qua viginti canonici exta-
bant, et praepositus qui iurisdictionem quasi
episcopalem in 36 castra et terras exercebat, inter
quas pars maior in agro iacet Borgomensi... "
"Parasso, antichissima città situata nella Ghiara
d'Adda presso i confini del territorio Milanese e
Bergamasco, caduta nella perversa eresia An-
tropomorfìta e perseverando in essa, intorno
all'anno 951 per decreto della Santa Sede Apo-
stolica fu rasa al suolo dai vescovi circonvicini e
la sua Diocesi divisa tra di essi, eccettuata la
plebe che ora si chiama di Pontirolo, che fu
assegnata alla collegiata di San Giovanni Evan-
gelista di Pontirolo Vecchio o “della Cano-
nica”, nella quale risiedevano venti canonici e
un prevosto che esercitava una giurisdizione
quasi vescovile su 36 castelli e terre, tra le quali
la maggior parte giace nel territorio Bergama-
sco..."
(Aristide Sala - Documenti alla vita di S. Carlo - Vol. I°; pag. 594 segg.).
Una certa concordanza tra le due narrazioni non manca. Il Lupi (II,250) e il Ronchetti (op. cit. II; 172), ne
negano l'esistenza, il Giulini sposta la data della distruzione al 1059 (op. cit. IV° - 4/51).