Pubblicazioni e documenti Il borgo sull'alta riva: Castrum Ripaltae Siccae. | Page 26

provvedere a simili incombenze a nome dell’imperatore d’Oriente. E giustamente afferma il Santagiulia- na:” Che poi questo Comes Italiae sia stato esattamente Alione e che Alione sia stato come ci è descritto, può essere vero o falso, ma a noi non interessa. A noi importa solo sapere che al Comes Italiae siano state assegnate, a titolo di appannaggio per la carica, le rendite di certe terre e che fra queste sia nominata Treviglio", e -aggiungiamo noi - anche Rivolta. E similmente vale per il nostro paese quanto è detto in seguito: "Sarà notizia errata, ma, dopo aver concluso che la notizia base può esser veridica, saremo più imparziali e logici se ammetteremo che lo potrebbe essere anche la citazione di Treviglio", e di conse- guenza anche la citazione di Rivolta, Caravaggio, Fara e Casirate. Rivolta dunque figura tra i paesi in obbligo di versare le decime al Comes Italiae, proprio ad iniziare dall'anno in cui l'ostrogoto Teodorico, il più "grecizzato" fra i sovrani barbari (avendo trascorso molti anni a Costantinopoli), aveva consolidato la sua conquista d'Italia e, distrutto l'effimero regno di Odoacre, si era fatto re ponendo la sua capitale a Ravenna. Non va però trascurato il fatto che, durante il dominio di Teodorico, "i goti restarono di fatto quasi nella posizione di un esercito acquartierato come braccio militare del regno, sottoposto ai suoi capi e a Teodo- rico che aveva assunto la funzione di "rex"; ma il governo amministrativo era rimasto sostanzialmente romano, le funzioni civili erano esercitate da ufficiali romani e di fronte ai Romani Teodorico era nella posizione di un alto magistrato delegato dall'Impero." (Pietro Vaccari, Questioni di Storia Medioevale, Milano, pag. 28). È comprensibile dunque il provvedimento di papa Gelasio, il quale, in accordo con l'imperatore d'Oriente Anastasio I il Silenziario e per sua delega, nomina il Comes Italiae, cui spetta il potere di costituire "notaj e nunzj imperiali", anche se ciò può sembrare un'illecita invadenza a danno delle prerogative di Teodorico; ma siamo nel 493: la posizione del re ostrogoto è ancora in fase di asse- stamento, e la Chiesa è ancora ben legata allo Stato, ma allo Stato romano bizantino. "I regni romano-barbarici (v. Fabio Cusin, in Questioni di Storia Medioevale, op. cit., pag. 9), costituiti da milizie accampate in un suolo riconosciuto di spettanza altrui, non sono destinati a durar a lungo e crolle- ranno ben presto". C'era nell'aria quel "pauroso senso di inferiorità, che tramuta il re in tiranno ed il do- minatore in crudele e sospettoso custode di un potere che teme sempre possa essergli strappato" (F. Cusin, op. cit.). In Italia la crisi si delinea già durante gli ultimi anni del regno di Teodorico, morto nel 526. "La tragedia personale di Severino Boezio, la cui voce si agita invano contro un mondo di violenze e di ingiu- stizie, è sintomo di questa situazione" (F. Cusin, op. cit.). Già ministro di Teodorico, Severino Boezio, filosofo e patrizio romano "erede del senso di doverosità e del principio di ordine e di equilibrio interiore che la morale stoica pone a base dei rapporti politici" (F. Cusin, op. cit.), verrà a trovarsi presto in urto con la rozza incoerenza barbarica: caduto in disgrazia del re per sospetto di alto tradimento, sarà prima relegato a Pavia, poi imprigionato e messo a morte nel 524 o 525, tra le mura di un monastero che la tradizione colloca proprio in Gera d'Adda, cioè a Calvenzano.(18) (I8) - Ettore Mazzali in "Poeti e letterati in Valtellina e in Valchiavenna ", confermando che la tomba di Severino Boezio si trova a S. Pietro in Ciel d'Oro in Pavia aggiunge: "Sennonché il cronista, come dimostra il Besta, si riferisce a un ager cal- ventianus, cioè a Calvenzano" (detto da alcuni latinamente Calvenziano, presso Treviglio) e la traslazione delle ossa per volontà di Liutprando si sovrappone a quella, pure tradizionale di S Agostino, per opera dello stesso re ". E nella nota N. 6 cita: Cassiodoro in De forma Rhetiae. Cfr. Romegialli. Ancora Cassiodoro in Variae, X, 29. Paolo Diacono, Hist. Long., III, 1. Si cfr. Crollalanza, Besta e anche Quadrìo.