Pubblicazioni e documenti Il borgo sull'alta riva: Castrum Ripaltae Siccae. | Page 13
b) Epoca remota: nella quale i fiumi Adda, Serio e Oglio associarono le loro acque sotto forma di lago (il
Gerundo), sulle cui coste e isole i primi abitatori crearono sedi temporanee e poi stabili (e si passa così
dalla Preistoria alla Storia);
c) Epoca di mezzo: nella quale le migrazioni dei fiumi, l'impoverimento delle loro acque e le prime
bonifiche (8) fecero scomparire il lago Gerundo, nel cui bacino rimasero o banchi di ghiaia e sabbia (la
zona detta della "Ghiara d'Adda), o paludi (i "Mosi") che nella successiva
d) Epoca moderna, mediante l'opera dell'uomo, con la creazione di canali di scolo, vennero convertiti in
prati e coltivi.
E poiché dopo tutto quello che abbiamo detto nelle pagine precedenti ci sembra ormai superfluo dilungar-
ci oltre, ci limiteremo a prendere -dalla pubblicazione della Feroldi Cadeo- quanto di più essenziale possa
ricavarsi al fine di completare e chiudere l'ampia panoramica sulla storia evolutiva del lago Gerundo, per
poter infine affrontare un nuovo argomento, quello cioè di quando possa esser sorto, sulle rive di questa
irrequieta distesa di acque, il nostro paese.
Dopo aver suffragato le sue tesi (dell'esistenza cioè e delle dimensioni di questa sequela di paludi che
prese il nome di Lago Gerundo) con l'elencazione anche di reperti archeologici che figurano nei vari
musei della nostra zona, la Feroldi Cadeo (che ha arricchito il suo testo con cartine illustrative, basate
anche sulla planimetria delle varie località emergenti da questa "mara", e quindi atte ad essere abitate da
gruppi umani dediti alla pesca e ad una primitiva agricoltura) passa ad affrontare insieme il problema
delle risorgive e quello della scomparsa di questo lago che si colorò anche, nel tempo, di misteriose e
cupe leggende.
Non soltanto, dunque, gli specchi d'acqua nelle nostre terre erano dovuti al tracimare dei fiumi. Finché
non furono frenati e debitamente incanalati a servizio dell'agricoltura, i fontanili e le risorgive avevano
contribuito non poco a provocare fracidità nel terreno, cosicché altre zone che non subivano direttamente
l'ingiuria degli allagamenti, restavano pur sempre impraticabili per la melmosità delle aree di deflusso di
queste acque che pur dovevano trovare un loro sfogo e, dopo aver invaso le bassure, cercavano un pigro
sbocco in direzione delle sponde più infime dell'Adda, del Serio e dell'Oglio.
E a proposito di fontanili e di risorgive, la Feroldi Cadeo fa una precisa distinzione. Per "fontanile" (9), in
realtà si intende una sorgente fatta sgorgare ad una certa profondità mediante uno scavo che raggiunge la
falda acquifera; per "risorgiva", in termini più propriamente geologici, si intende una vena d'acqua che,
dopo essere scomparsa nel sottosuolo, ritorna in superficie per defluire - a seconda della portata - in riga-
gnoli, fossi e anche in corsi d'acqua di maggiore importanza.
(8) cfr. F. Sforza Benvenuti, Storia di Crema ed il suo territorio, 1859, ed. F. Sardini 1974, Domato (BS) p. 718 ss.
(9) “II fontanile è un microambiente artificiale ed artificialmente mantenuto in condizioni utili all'uomo; esso è derivato da
preesistenti polle naturali debitamente imbrigliate e sfruttate. Qualora non si intervenga con un'attenta opera di spurgo, il
fontanile tende a retrocedere allo stadio originario di semplici risorgive". (Feroldi Cadeo, op. cit., pag. 60)