FENOMENI
“Che dire, sicuramente eravamo tutti
molto emozionati, perché arrivavamo dalla
semi finale vinta al tie break col Brasile,
però io ero molto sereno. Già all’epoca avevo
una visione differente di quello che stava
accadendo, perché vivevo il tutto con la
mentalità dell’allenatore ed ero più vicino
alle tematiche del coach. In quel mondiale
facevo il cambio in seconda linea ed entravo
per dare una mano in ricezione. Diciamo che
avevo anticipato il ruolo del libero! Il giorno
della finale vinta contro Cuba fu come vivere
un sogno: non ricordo cosa ci disse Julio
Velasco prima che iniziasse la partita, perché
nessuno di noi capiva realmente cosa stesse
accadendo.
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Il match fu particolare perché
affrontavamo una squadra che ci aveva sempre
battuto, ma in quell’occasione la partita
iniziò in maniera positiva e tutti giocammo
in modo magnifico. Io in quel mondiale
venni impiegato nel cambio in seconda linea
per dare una mano in ricezione. Ricordo che
nel IV set Julio mi chiamò per entrare, feci
i 3 giri dietro e quando uscii mi sedetti in
panchina e pensai “ speriamo di non dover
più fare riscaldamento”, perché volevo che
la partita terminasse. Ricordo che mi ero
seduto vicino al dottore, Alberto Montorso, e,
quando Lorenzo Bernardi fece l’ultimo punto,
entrambi saltammo all’unisono, solo che lui
saltò di una spanna, mentre io feci un balzo
mostruoso... Posso confessargli ora, dopo
tanti anni, che io ero in piedi sulla panchina
quando saltai?”, ride mostrandomi il gesto
compiuto. “Poi ci fu gioia, un’emozione
unica perché, quando vinci un mondiale in