Pallavoliamo Maggio 2014 | Page 65

mattone dopo mattone, a mano a mano che la giocatrice prende confidenza con il terreno di gioco e con ciò che in esso riesce ad esprimere. L’inizio è precocissimo, il ruolo è da predestinati: “Ho iniziato a giocare a sei anni, la mia prima società si chiamava Rosa Grigia, a Bizzozzero. Ho iniziato per gioco, e per passione non ho mai smesso, perché il volley mi diverte molto, anche senza giocarlo con le mie amiche del cuore, come facevo un tempo. Non sono mai stata una bambina molto alta, per questo i miei allenatori mi hanno mostrato da subito la strada del libero, un ruolo che mi piace perché coinvolge istinto e tecnica, e perché mi permette di mostrare in campo alcune delle mie caratteristiche fondamentali: la grinta e la combattività. Se inizio qualcosa, cerco sempre di portarlo a termine: allo stesso modo, penso che una difesa in extremis sia sempre possibile, che sia sempre possibile arrivare con una mano sotto il pallone per cercare di non farlo cadere a terra e per tirarlo su in modo che le compagne possano rigiocarlo. Non sono mai stata un’attaccante, e quindi non posso dire se mi manchi schiacciare o fare punto... ma credo che una buona difesa o una bona ricezione valgano quanto un pallone messo a terra, in fondo il gioco della pallavolo parte dalla seconda linea!”. E dire che il padre di Cristina era un cestista, e quindi si presume non troppo basso. Anche se da lui non ha ereditato l’altezza, il libero lombardo ha però trovato 67