Pallavoliamo Maggio 2014 | Page 59

O.IT AM W In quei due anni in azzurro, Silvia ha l’occasione di conoscere veramente se stessa, e di prendere le misure reali di ambizioni e capacità: “Ho vissuto come una pallavolista professionista, nonostante l’impegno scolastico non fosse assolutamente secondario, e questo mi ha fatto capire molte cose di quale fosse la sostanza del mio sogno. Non l’ho ridimensionato, ma mi sono guardata allo specchio chiedendomi realmente cosa avrei potuto fare nel mondo della pallavolo. Insieme a me c’erano le più forti coetanee d’Italia, vedevo le loro potenzialità fisiche, maggiori delle mie, e anche in alcune qualità tecniche che io dovevo ancora acquisire. Ho capito anche cosa della pallavolo mi importasse realmente: la squadra, la condivisione di un obiettivo, più o meno prestigioso, la possibilità di vestire una maglia e di sudare per portarla alla vittoria, sia che valga una promozione, sia che valga una salvezza. Era stata la mia esperienza, e volevo che continuasse ad esserlo: volevo che la pallavolo continuasse ad avere il volto – i volti – che avevo lasciato a Conegliano, e non solo per una questione di nostalgia. Ringrazierò sempre chi mi ha allenato duramente per due anni: non sarei l’atleta e la persona che sono senza l’esperienza del Club Italia”. VOLI LA quale mettersi completamente in gioco. Così ho fatto, attraversando naturalmente molti momenti difficili, come tutte le mie compagne nella stessa condizione. Avevo lasciato una squadra alla quale ero molto affezionata e con la quale avevo conquistato le mie prime vittorie, ma le motivazioni erano molto grandi”. .PAL WW 61