Pallavoliamo Maggio 2014 | Page 102

LA STORIA SIAMO NOI LA MIA PALLAVOLO 104 Sono trascorsi diversi anni da quando nella pallavolo femminile italiana l’egemonia aveva due soli colori, il giallo e il rosso della Ravenna marchiata Teodora. Pallavolo, e non volley: stiamo parlando di quella giocata sui parquet, e non sui taraflex, di quella giocata con il pallone bianco, e non tricolore. Di quella imparata rigorosamente con il muro come primo compagno di squadra, di quella delle ripetizioni fino allo sfinimento. Di quella che per reggerla, bisogna davvero amarla, più di se stessi, perché è solo giocando che ci si ritrova, che ci si riconosce. Questa pallavolo ce la racconta Liliana Bernardi: un centrale che oggi definiremmo atipico, un centrale che oggi forse non farebbe nemmeno il centrale. 174 centimetri, nella pallavolo moderna sono roba da libero, o al massimo da schiacciatrice, ma devi essere proprio una campionessa. Liliana era un centrale: saltava come un grillo, ma soprattutto sapeva giocare a pallavolo, e aveva dalla sua parte quella che lei stessa definisce l’unica, ovvero Manu Benelli. Liliana oggi non avrebbe fatto il centrale, ma allora è stata chiamata a far parte della quadra del Resto del Mondo, unica giocatrice