Pallavoliamo Giugno 2014 | Page 87

figlio gioca a basket, ma non è la stessa cosa. Seguo le partite in televisione perché non ho la fortuna di avere realtà vicine dove poter andare di persona nei palazzetti. Credo che ora sia un po’ tardi per riprendere ad allenare, anche se ci ho pensato, qualche anno fa, ad andare a fare un’esperienza all’estero, che non ho fatto come giocatore, però alla fine ho fatto una scelta. È un po’ come fare a pugni con la vita quotidiana. Ho detto basta, non rimpiango nulla, anche se sono rimasto con desideri che so che non potrò realizzare come giocare l’Olimpiade o una finale scudetto”. Anche questa chiacchierata sta per volgere al termine perché Marco deve rientrare in negozio. Prima però gli chiedo di dirmi che cos’è stata per lui la pallavolo. “La mia vita. Io ho iniziato tardi a giocare, avevo 1617 anni, e in poco tempo ho raggiunto alti livelli. Per 20 anni essere un giocatore è stata la mia attività principale: mi piaceva allenarmi, la vita dello spogliatoio, faticare per raggiungere un obiettivo. Ho vissuto quegli anni fino in fondo così come i miei compagni dell’epoca. Sai, a volte mi resta un po’ il rimpianto perché ho perso i contatti con un ambiente che per tantissimo tempo ho sentito mio e dove prima, con gli altri giocatori, ci si vedeva sempre. Adesso mi fa piacere rivedere i miei compagni in occasione di qualche evento o manifestazione”. È tempo di lasciare Padova per raggiungere un altro protagonista, ma, con Marco che ci fa da cicerone, abbiamo ancora un po’ di tempo per visitare la città. Come sempre mi dispiace dover ripartire, ma questa volta mi dispiace ancora di più. Forse vorrei vedere questo gigante buono, che ha contribuito a scrivere la storia della pallavolo mondiale, ancora dentro il mondo del volley, ma come ha detto lui, la scelta è stata fatta senza rimpianti. “Ti prometto una cosa”- mi dice prima di salutarmi –“ D’ora in poi seguirò Pallavoliamo!” Il viaggio continua… Servizio di Monica Mares Fotografie di Luigi Boccia 87