ha rappresentato la vittoria sul campo.
Subito dopo inizia poi un momento di
svuotamento dove realizzi che è finita e,
durante la premiazione e le foto di rito,
ti impossessi di quello che è il simbolo di
quella competizione”. E dopo parte la festa,
aggiungo io. “Sì, ma io me la sono persa
la festa in campo perché fui sorteggiato per
l’antidoping e rimasi per un’ora in una stanza
ad espletare le formalità”, commenta ridendo.
Per l’Italia vincere il mondiale del 1990
ha rappresentato una rivincita nei confronti
dei Cubani. “Io non avevo vissuto la sconfitta
l’anno prima in Giappone nella coppa del
mondo, mentre ho vissuto tutte le vicende
dell’estate del 1990, dove i Cubani ci avevano
sempre annientato. Durante i mondiali poi, nel
girone di qualificazione avevamo capito che
loro erano già in forma, mentre noi stavamo
ancora rodando. Credo che ciò che ha fatto
la differenza sia stato che forse loro durante
il torneo hanno perso smalto, mentre noi
abbiamo acquisito più consapevolezza delle
nostre potenzialità, e questa è stata la nostra
arma vincente”.
Per un paio d’anni, grazie ai successi
di quella nazionale, la pallavolo ha avuto
notorietà e interesse notevole da parte del
pubblico, grazie anche alle televisioni che
trasmettevano le partite in TV. “Si viveva
la sensazione di aver fatto qualcosa di
importante e ancora oggi la gente si ricord