Pallavoliamo Giugno 2014 | Page 83

ha rappresentato la vittoria sul campo. Subito dopo inizia poi un momento di svuotamento dove realizzi che è finita e, durante la premiazione e le foto di rito, ti impossessi di quello che è il simbolo di quella competizione”. E dopo parte la festa, aggiungo io. “Sì, ma io me la sono persa la festa in campo perché fui sorteggiato per l’antidoping e rimasi per un’ora in una stanza ad espletare le formalità”, commenta ridendo. Per l’Italia vincere il mondiale del 1990 ha rappresentato una rivincita nei confronti dei Cubani. “Io non avevo vissuto la sconfitta l’anno prima in Giappone nella coppa del mondo, mentre ho vissuto tutte le vicende dell’estate del 1990, dove i Cubani ci avevano sempre annientato. Durante i mondiali poi, nel girone di qualificazione avevamo capito che loro erano già in forma, mentre noi stavamo ancora rodando. Credo che ciò che ha fatto la differenza sia stato che forse loro durante il torneo hanno perso smalto, mentre noi abbiamo acquisito più consapevolezza delle nostre potenzialità, e questa è stata la nostra arma vincente”. Per un paio d’anni, grazie ai successi di quella nazionale, la pallavolo ha avuto notorietà e interesse notevole da parte del pubblico, grazie anche alle televisioni che trasmettevano le partite in TV. “Si viveva la sensazione di aver fatto qualcosa di importante e ancora oggi la gente si ricord