FENOMENI
gremìto di persone che incitavano la loro
squadra: sembravano un cuore solo che
batteva. Quella partita fu complicata, non
facile e riuscimmo a vincere al tie break e
andare in finale dove avremmo incontrato
Cuba, la nostra bestia nera.
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Della giornata della finale il ricordo più
nitido che ho è l’ultimo punto di Lorenzo
Bernardi con quella schiacciata che si perde in
fondo al campo. Dopo, una felicità immensa,
agognata per tutta l’estate, dove avevamo
lavorato per quell’ultima palla per poter
gioire in campo per una vittoria storica.
Durante la finale maturò in noi la sensazione
che qualcosa stava cambiando: c’era quella
consapevolezza in più che si poteva fare.
Nell’ultimo set mantenemmo il vantaggio
fino alla fine, e, quando Lorenzo mise a terra
l’ultima palla, dopo ci fu gioia. Io ricordo
che saltai in campo, ma non come festeggiai,
perché non era programmato.
Sapevo che il mio ruolo in quel mondiale
era di “comparsa” e, insieme ai miei compagni
in panchina, speravamo di non dover entrare
perché voleva dire che qualcosa non stava
andando per il verso giusto. Vivevo ogni
punto come se fosse l’ultimo ed ero molto
emozionato: mi sembrava un sogno da cui non
mi volevo svegliare”.
Nonostante siano passati ormai tanti
anni, il ricordo di quella vittoria è ancora
vivo nella mente di Marco, che non nasconde
la sua emozione nel raccontare gli eventi.
Già, perché è impossibile dimenticare
l’impresa dei nostri azzurri. “Il ricordo
mio più bello? Il punto finale, perché