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me ne dà una conferma – penso di aver fatto bene a scegliere
di percorrere una strada forse per certi aspetti più ardua ma
altrettanto gratificante, sotto tutti i punti di vista, non ultimo
quello personale e affettivo: è straordinario aver portato al
propria squadra in serie A!”.
Prima ancora di questa promozione, tuttavia, la serie A
bussa ancora alla porta di Michela, e questa volta veste i colori
di Pontecagnano: la nostra protagonista a questo punto è più
grande, più matura e decide che può concedersi di affacciarsi
al volley che conta senza stravolgere più di tanto la propria
vita... “o almeno, così pensavo, perché il salto di categoria è
già di per sé sconvolgente, soprattutto considerando che io
allora venivo da una serie B2! Mi sono ritrovata a misurarmi
con un gioco molto più veloce, con un numero di allenamenti
maggiori, con sedute di pesi – mai fatte prima - e con tante
sedute video alle quali non ero abituata. Già all’interno della
palestra, quindi, l’orizzonte era decisamente cambiato! A questo,
devo aggiungere le trasferte lunghe, non paragonabili a quelle di
una serie B2, che danno un sapore diverso alla vita di squadra
e all’avventura di essere una pallavolista, e infine non bisogna
dimenticare l’emozione di giocare contro campionesse che avevo
solo visto giocare in TV... quando contro Crema ho murato Elisa
Togut, mi veniva quasi da piangere! Ero convinta di potermi
giocare una chance, e di voler dimostrare quello che avevo
imparato in anni di allenamento e preparazione”.
E in effetti, Michela cambia, affina la tecnica imparata
sotto la guida di coloro che ritiene i suoi maestri, Antonio
Attimonelli e Lina Infante: “Entrambi, anche se in modo
diverso, hanno avuto il pregio di insegnarmi a credere in me
stessa... quando ero piccola avevo persino paura di schiacciare
e Antonio si arrabbiava tantissimo quando mandavo la
palla in palleggio al di là della rete! Lina mi ha aiutato
ad essere più sicura delle mie capacità, e questo è stato
fondamentale in alcuni momenti difficili del mio
percorso, quando, proprio per l’insicurezza, o per la
fatica di costruire la sintonia con le nuove compagne, ho pensato
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