e mentre io le parlavo, e lei mi ascoltava con
attenzione partecipe, pensavo: quanto piccolo
è il mondo, quanto sono imprevedibili le
logiche della Vita... vent’anni fa non avrei
mai immaginato di poter parlare alla Toga
nazionale come ad un’amica, e per giunta di
parlare con lei di un’amica che sento ancora
vicinissima, ma che ha scelto di percorrere
una strada così straordinaria, rispetto a quei
sogni di ragazzina che noi tutte avevamo, e che
lei più di tutte noi aveva a portata di mano, a
portata delle sue grandi mani.
Ma ciò che si agita nel cuore rimbalzando
più forte di un pallone a volte dà frutti
inattesi, che solo custodendo parole e sguardi
si possono intuire: di alcune nostre brevi e
semplici conversazioni ho un ricordo così
netto, che non mi stupisce affatto l’aver
ritrovato “la Michi” nell’abito nero delle
Carmelitane Scalze, con il capo velato e
incoronato dal serto sponsale; non mi stupisce
il fatto che l’austerità della vita che ha scelto
non abbia spento il suo sorriso, pur avendone
modulato la voce e gli atteggiamenti un tempo
certamente più irruenti. Ma forse sarebbe
stato così comunque, questa è la vita, è il
modo in cui il tempo trasforma tutti noi, e
forse è solo una suggestione il fatto che il
suo parlare sia oggi sottile come il canto che
accompagna le sue giornate; d’altra parte, se ci
penso, nemmeno esultando “la Michi” si è mai
distinta per urla scomposte...
Non sono stupita, perché ricordo bene
il silenzio nel quale lasciava risuonare
interiormente parole ascoltate da chi le
pronunciava con convinzione, ma senza
capirne veramente fino in fondo il significato:
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