FENOMENI
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stimolo, un motivo di crescita. Erto, in un primo
momento l’ho vissuta male, ma in seguito ho capito
che poteva essere l’occasione per migliorare. Non
è semplice, da ex giocatore, diventare allenatore: si
saltano alcuni passaggi di quel percorso di crescita
che, per chi vuole sedere in panchina, inizia a
18 anni, per arrivare alla mia età ed essere già ad
alto livello. Per noi ex atleti il percorso deve essere,
invece, necessariamente più rapido. Allenare è
un aggiornamento continuo, uno scambio di
informazioni tra colleghi, è esperienza. Ho
imparato che bisogna avere la mente aperta
e non rimanere focalizzati solo su se stessi
perché, mentre il giocatore è parte di un gruppo,
l’allenatore racchiude tutti. Proprio la voglia di fare
esperienza mi ha portato ad accettare la nazionale
italiana come assistente di Mauro Berruto. Il
prossimo anno concluderò questo mio percorso
formativo con la maglia azzurra, che mi ha dato la
possibilità di partecipare alle Olimpiadi, Europei,
Mondiali, e di vincere tanto”.
Il presente di Andrea si chiama Calzedonia
Verona, squadra con la quale sta disputando un
ottimo campionato. “Adesso riesco a mantenere il
giusto distacco, mentre all’inizio della mia carriera
da allenatore ragionavo ancora molto da giocatore.
Essere alla guida di una squadra vuol dire guardare
lo sport con occhi e punti di vista differenti rispetto
a quando si è in campo, dove sei tu in prima
persona che costruisci le azioni. Ai miei giocatori
dico sempre di seguire l’istinto, di dargli retta,
perché è importante. Mi ricordo che a 20 anni ero
una “testa calda” ma, col tempo sono maturato
e ho iniziato a capire che ad ogni azione ne
corrisponde un’altra. Ho perso l’incoscienza che
mi caratterizzava ed è aumentata l’esperienza, che