Pallavoliamo Gennaio 2014 | Page 74

FENOMENI 74 e, proprio per la mia giovane età, non avevo paura, ero spregiudicato, non sentivo alcuna responsabilità e non c’era quella consapevolezza che se perdi, perdi una grossa opportunità, se vinci, entri nella storia. La giornata della finale l’ho vissuta con molta tranquillità. Nella mia mente avevo un solo obiettivo: battere Cuba, perché non ne potevo più di perdere contro di loro. Durante la finale, l’aver vinto il primo set e il giocare punto a punto ci diede quella fiducia e quella sicurezza che ci erano sempre mancati. Quella volta Cuba si era trovata di fronte una squadra che, per la prima volta, riusciva a tenergli testa. Io la partita l’ho vissuta dalla panchina e sicuramente ho avuto una visione più lucida di quello che stava succedendo, rispetto ai miei compagni in campo. Noi ci siamo sempre mossi come una squadra, nel bene e nel male, e questo è stato il nostro punto di forza. Nei time out si ascoltavano le parole di Julio Velasco e tra noi giocatori c’era molta comunicazione. Quando l’ultima palla cadde a terra ho pensato a una cosa sola: LI ABBIAMO BATTUTI! Solo alla sera però ho realizzato