FATTORE TECNICO
nelle migliori condizioni e le percentuali di attacco che
consideriamo buone nel femminile sono assai diverse
da quelle del maschile. Così la pazienza nell’allungare
le azioni e nel limitare l’errore in alcuni momenti
paga abbondantemente tra le ragazze, mentre in una
gara maschile, salvo eccezioni particolari, non è così”.
Distinguo a parte, però, la pallavolo resta tale “e io
ho apprezzato tutte le esperienze che ho vissuto, in
entrambi i mondi”.
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Varietà di esperienze che non si limita al
passaggio maschile-femminile, ma si approfondisce
nei ruoli ricoperti e nei contesti sperimentati.
“Negli anni ho vissuto la serie A2 a Busnago, tutta
costruita internamente da un gruppo di persone
legate da grande amicizia che dura tuttora e questa
di ora a Monza, in cui sono stato chiamato a dirigere
uno staff già esistente e formato che in precedenza
non conoscevo. Per la mia visione attuale, reputo
fondamentale il confronto con realtà e persone
diverse, perché porta a mettersi sempre in discussione
ed a non appiattirsi. Non l’ho sempre pensata in
questo modo, ma ora lego il proseguire ad allenare al
mantenimento della voglia di imparare e di crescere,
trovo difficile arrivare a interpretarlo come un
mestiere che uno continua a fare in modo automatico,
come un lavoro d’ufficio”. Anche se poi l’ufficio al
PalaIper di Monza Delmati ce l’ha e vi trascorre
veramente molte ore, spesso in compagnia del vice
Dario Keller e degli altri componenti di uno staff
allargato. “Inserisco tra i miei compiti fondamentali
la gestione dello staff e il mio esempio primario: non
esiste che io lavori meno dei miei collaboratori e il
delegare responsabilità e fiducia, cosa che faccio,
non deve mai significare che c’è qualcuno che sta
lavorando mentre io non lo sto facendo”. Un modo di
pensare che si lega a un’altra questione fondamentale:
“La cultura del lavoro di tutti i componenti e la
disponibilità di tutti a interpretare quello che è uno
sport di squadra in senso totale sono il punto focale