Paesaggio Urbano 03.2013 | Page 15

intrinsecamente contraddittoria, tanto nel riferirsi alla la proposta di progetti di qualità, invischiati in una rete tipologia (che presupporrebbe una qualche connessione sempre più fitta di vincoli estetici totalmente disgiunti evolutiva con le preesistenze) quanto nel connettersi a dalle ragioni che li avevano prodotti. L’esempio di questo luogo specifico (tradito attraverso la traduzione Sappada dimostra come l’applicazione del paradigma di un’altra tradizione), essa fotografa, come si è visto, tipo-morfologico richieda sensibilità particolarmente una fenomenologia dotata di precise modalità d’azione raffinate, non sempre disponibili nel mercato del che ha rapidamente raggiunto una significativa progetto nostrano e specialmente in montagna. Di massa critica. L’immediata e generale condivisione fronte alle pressanti richieste di un inasprimento della della contraffazione pittoresca da parte di attori e tutela, è forse il caso di sperimentare strade differenti, utenti della trasformazione ambientale e la parallela capaci di produrre una più dignitosa e sincera edilizia marginalizzazione dello sguardo disciplinare mostrano “senza architetti” e consentire, quando possibile, inquietanti analogie con le maschere storiciste dei l’emergere di qualche architettura significativa. casinò di Las Vegas. Purtroppo, a differenza del Caesar’s Palace, di cui tutto si può dire tranne che aspiri a una qualche autenticità, la pretesa di continuità viene impietosamente smascherata dal confronto permanente e ravvicinato con gli originali8. Difficile quindi agire come i Venturi e fare di Sappada il laboratorio di una teoria progressiva dell’architettura9. Nonostante l’enorme successo di pubblico, sia autoctono che forestiero, e lo scarso coinvolgimento degli architetti (come dappertutto in Italia, ingegneri, geometri e periti firmano la stragrande maggioranza dei progetti) è arduo riconoscere qui i caratteri delle costruzioni spontanee, portatrici di una qualche “verità” in grado di rivoluzionare stanche maniere accademiche. Più plausibile riconoscervi l’eco deteriorato di sguardi e teorie sviluppatesi all’interno della nostra disciplina: siamo stati purtroppo noi a costruire il quadro ideologico e a fornire gli strumenti retorici che ora producono tali risultati. Ben prima della reazione postmoderna, il nostro Paese è stato il laboratorio di molteplici approcci teoricoprogettuali intenzionati a connettersi con i linguaggi del passato, dal neorealismo alle “preesistenze ambientali”, fino all’affermazione del paradigma tipo-morfologico come fondamento dell’insegnamento dell’architettura, della sua pratica e della generalità dei discorsi alla base della sua legittimazione. Quest’ultimo ha operato una letterale inversione del processo progettuale, trasformato da procedimento induttivo di organizzazione delle logiche interne della costruzione, in rapporto alle necessità e alle occasioni locali, a sistema deduttivo di controllo di conformità, dall’insieme paesaggistico e urbano alla soluzione architettonica. L’idea che l’architettura della città dovesse prevalere sulle singole architetture che la costituiscono si è trasformata in un sistema di controllo poliziesco che, anche dove si presenta rinforzato dalla supervisione della Soprintendenza, non garantisce una reale continuità con il passato e impedisce allo stesso tempo Architetture dignitose degli anni Cinquanta-Sessanta convertite alla “tipologia locale”: la Casa ai Monti e l’albergo Cristallo Decent architectures of the fifties-sixties converted to the “local typology”: “Casa ai Monti” and Hotel Cristallo Note 1_Treppo Carnico, 2 giugno -25 settembre 2005. La mostra è stata poi allestita a Firenze, Zagabria, Spittal, Venezia, Sassari e Mantova. Vedi il catalogo, a cura di Carlini E., Architettura in montagna - Architecture in the Mountains. Gino Valle in Carnia, Navado Press, Trieste, 2005. 2_Vedi www.isolelinguistiche.it/plodnSappada.page. 3_Che molte delle tradizioni considerate antiche siano in realtà inventate in tempi recenti, soprattutto allo scopo di costruire identità nazionali, è la tesi di Eric Hobsbawm e Terence Ranger (a cura di), The Invention of Tradition, Cambridge University Press, 1983. 4_“Sii vero!” ammoniva cent’anni fa Adolf Loos concludendo le sue “Regole per costruire in montagna”, 1913. Vedi Loos A., Parole nel vuoto, Adelphi, 1972, p. 272. Per quanto si possa essere diffidenti verso chi propugna verità assolute, la ricerca di una sincerità contingente, legata a soluzioni necessarie e sufficienti, qui e ora, rimane uno dei pochi strumenti per dare fondamento narrativo e sostanza qualitativa all’