intrinsecamente contraddittoria, tanto nel riferirsi alla
la proposta di progetti di qualità, invischiati in una rete
tipologia (che presupporrebbe una qualche connessione
sempre più fitta di vincoli estetici totalmente disgiunti
evolutiva con le preesistenze) quanto nel connettersi a
dalle ragioni che li avevano prodotti. L’esempio di
questo luogo specifico (tradito attraverso la traduzione
Sappada dimostra come l’applicazione del paradigma
di un’altra tradizione), essa fotografa, come si è visto,
tipo-morfologico richieda sensibilità particolarmente
una fenomenologia dotata di precise modalità d’azione
raffinate, non sempre disponibili nel mercato del
che ha rapidamente raggiunto una significativa
progetto nostrano e specialmente in montagna. Di
massa critica. L’immediata e generale condivisione
fronte alle pressanti richieste di un inasprimento della
della contraffazione pittoresca da parte di attori e
tutela, è forse il caso di sperimentare strade differenti,
utenti della trasformazione ambientale e la parallela
capaci di produrre una più dignitosa e sincera edilizia
marginalizzazione dello sguardo disciplinare mostrano
“senza architetti” e consentire, quando possibile,
inquietanti analogie con le maschere storiciste dei
l’emergere di qualche architettura significativa.
casinò di Las Vegas. Purtroppo, a differenza del Caesar’s
Palace, di cui tutto si può dire tranne che aspiri a una
qualche autenticità, la pretesa di continuità viene
impietosamente smascherata dal confronto permanente
e ravvicinato con gli originali8. Difficile quindi agire
come i Venturi e fare di Sappada il laboratorio di
una teoria progressiva dell’architettura9. Nonostante
l’enorme successo di pubblico, sia autoctono che
forestiero, e lo scarso coinvolgimento degli architetti
(come dappertutto in Italia, ingegneri, geometri e
periti firmano la stragrande maggioranza dei progetti)
è arduo riconoscere qui i caratteri delle costruzioni
spontanee, portatrici di una qualche “verità” in grado
di rivoluzionare stanche maniere accademiche. Più
plausibile riconoscervi l’eco deteriorato di sguardi e
teorie sviluppatesi all’interno della nostra disciplina:
siamo stati purtroppo noi a costruire il quadro ideologico
e a fornire gli strumenti retorici che ora producono tali
risultati. Ben prima della reazione postmoderna, il nostro
Paese è stato il laboratorio di molteplici approcci teoricoprogettuali intenzionati a connettersi con i linguaggi del
passato, dal neorealismo alle “preesistenze ambientali”,
fino all’affermazione del paradigma tipo-morfologico
come fondamento dell’insegnamento dell’architettura,
della sua pratica e della generalità dei discorsi alla
base della sua legittimazione. Quest’ultimo ha operato
una letterale inversione del processo progettuale,
trasformato da procedimento induttivo di organizzazione
delle logiche interne della costruzione, in rapporto alle
necessità e alle occasioni locali, a sistema deduttivo di
controllo di conformità, dall’insieme paesaggistico e
urbano alla soluzione architettonica.
L’idea che l’architettura della città dovesse prevalere
sulle singole architetture che la costituiscono si è
trasformata in un sistema di controllo poliziesco che,
anche dove si presenta rinforzato dalla supervisione
della Soprintendenza, non garantisce una reale
continuità con il passato e impedisce allo stesso tempo
Architetture dignitose
degli anni Cinquanta-Sessanta
convertite alla “tipologia
locale”: la Casa ai Monti
e l’albergo Cristallo
Decent architectures
of the fifties-sixties converted
to the “local typology”:
“Casa ai Monti”
and Hotel Cristallo
Note
1_Treppo Carnico, 2 giugno -25 settembre 2005. La mostra è stata poi
allestita a Firenze, Zagabria, Spittal, Venezia, Sassari e Mantova. Vedi il
catalogo, a cura di Carlini E., Architettura in montagna - Architecture in
the Mountains. Gino Valle in Carnia, Navado Press, Trieste, 2005.
2_Vedi www.isolelinguistiche.it/plodnSappada.page.
3_Che molte delle tradizioni considerate antiche siano in realtà
inventate in tempi recenti, soprattutto allo scopo di costruire identità
nazionali, è la tesi di Eric Hobsbawm e Terence Ranger (a cura di),
The Invention of Tradition, Cambridge University Press, 1983.
4_“Sii vero!” ammoniva cent’anni fa Adolf Loos concludendo le sue “Regole
per costruire in montagna”, 1913. Vedi Loos A., Parole nel vuoto, Adelphi,
1972, p. 272. Per quanto si possa essere diffidenti verso chi propugna verità
assolute, la ricerca di una sincerità contingente, legata a soluzioni necessarie
e sufficienti, qui e ora, rimane uno dei pochi strumenti per dare fondamento
narrativo e sostanza qualitativa all’