OC PRESS Rivista Opera Commons 2018 aprile maggio giugno | Page 17

L’enciclopedia Treccani, testo sacro che dovrebbe racchiudere tutto il dicibile, alla voce magia riporta: “s. f. [dal lat. tardo magīa, gr. μαγεία ]. – In generale, pratica e forma di sapere esoterico e iniziatico che si presenta come capace di controllare le forze della natura; è stata oggetto, in varie culture e nei diversi periodi storici, di valutazioni opposte, ora considerata forma di conoscenza superiore, ora ri�iutata come impostura e condannata dalle autorità civili e religiose.” Per associazione d’idee, mentre tento di fissare qualcosa che mi porti alla fine di questo articoletto, mi viene in mente la ritualistica apotropaica a cui noi tutti cediamo, anche quando siamo del tutto scettici e materialisti: il brindisi di Capodanno, la mano che cerca la fonte della fertilità al passaggio di un carro funebre, come una sorta di parafulmine per eventuale contagio della disgrazia estrema… Ripenso alle autorità religiose che la condannano e sorrido: uno stregone che consiglia di non credere ai sortilegi, ma di credere ai miracoli. Niente da fare, il mio agnosticismo a volte prende il sorriso un poco arrogante dell’ateismo, e ritorno a dirmi che non c’è nulla di sacro, nulla di magico, nulla che ci salvi dalla banale ma anche rassicurante evidenza che le cose capitano praticamente a caso e non hanno alcun significa- to, che gli eventi possono essere mutati solo dalle azioni concrete. E neanche sempre. Eppure, quel poco d’incomprensibi- le che pare magico io lo riscontro, tanto in alcune coincidenze (ovvia- mente sfortunate) che mi sono capitate e a cui ho avuto la tentazio- ne di assegnare il Diploma di Maledi- zione, quanto parlando di scienza, che per un umanista poco dotto come me ha sempre – nelle formule incomprensibili e nelle implicazioni – un’aurea di magia che istintiva- mente rigetto con un pragmatismo e un empirismo degni di un bovaro. Perché io quando leggo “quantico” o “quantistico” subito penso ai nuovi misticismi secondo i quali l’Universo opera per far trovare dieci euro a chi glieli chiede con la giusta convinzio- ne, alla Legge dell’Attrazione e quelle cose fantasiose che mi fanno innervosire. Eppure, parlando con due amici fisici, mi son trovato a fare i conti con cose inimmaginabili. In pratica, tra quello che mi hanno detto e quello che ho risposto (e credo che sarà più che evidente il mio contributo), risulta che in un universo in cui la costante di Planck fosse 1000 J x s e io mi trovassi a passare vicino a Kate Moss, grazie al principio di indeterminazio- ne di Heisenberg, mi basterebbe conoscere con una buona precisione la mia velocità per avere una probabilità non pari a zero di trovarmi dentro di lei. Per me che peso 45 Kg, se conosco la mia velocità con una precisione di 0,5Km/h, basta in teoria essere a meno di 12 metri da lei. Un uomo di 70 Kg dovrebbe trovarsi a meno di 7 metri... gli inaspettati vantaggi di essere magro. Ecco, a questo punto scelgo di crederci. E poi, probabilmente non potrei essere un fisico, ma come patafisico potrei dire la mia. E infine, ammettia- molo, io credo nella magia, in fondo. “I was made to love magic /All its wonder to know / But you all lost that magic / Many many years ago” cantava Nick Drake. E Lou Reed chiude uno dei suoi album più cupi con una dichiarazione non meno impegnativa: “There's a bit of magic in everything, and some loss to even things out”. Ecco, forse per magia, qui, s’intende meraviglia, ma anche apertura al mistero. E come negare che una canzone possa realmente avere gli effetti di un incantesimo? Si ringraziano Silvia Vaulà, Paolo Grinza e Kate Moss. Luca Andriolo