mercializzazione, ospitalità per incontri pubblici e riunioni di altre
associazioni e cooperative, una caffetteria aperta all’esterno per un
pubblico molto variegato.
Vicenza è l’ideal tipo dell’ipotesi che i centri di riuso contribuiscano
a ridurre la produzione di rifiuti, ma è anche la dimostrazione che altre
e nuove ipotesi sono possibili e necessarie se non vogliamo condanna-
re i centri di riuso all’insignificanza o a vivere esclusivamente di lavoro
volontario. I casi italiani che spiccano riescono, infatti, a coniugare
riduzione dei rifiuti, lavoro, creazione di competenze commerciali,
artigianali (riparazione), organizzative, e riescono anche a innovare
rispetto all’offerta dell’usato, un mondo in continua evoluzione.
Tre esempi per ripensare i centri di riuso
Vediamo in sintesi una panoramica di casi, che ci fornirà argomenti
per arrivare a qualche conclusione rispetto all’esigenza da cui siamo
partiti, cioè quella di trovare un senso ai centri di riuso.
L’esperienza a Vicenza
della cooperativa sociale Insieme
La cooperativa sociale Insieme di Vicenza gestisce l’unico centro
di riuso in Italia che attualmente svolge tutte quelle funzioni che ci
si aspetta di trovare in un centro di riuso, integrando l’intera filiera
del riuso.
Tanto per cominciare, la cooperativa gestisce direttamente otto
centri di raccolta, grazie a una procedura di appalto che premia la
capacità di riutilizzo, e alla presenza di un’autorizzazione provinciale (4)
alla «preparazione per il riutilizzo», pur in assenza dei decreti attuativi.
All’interno dei centri di raccolta lo stesso personale impegnato
a tenere aperto e far funzionare il servizio seleziona, sulla base di
input settimanali che arrivano da un ufficio commerciale, i beni che
verranno rivenduti all’interno di quattro punti vendita. La fase di «pre-
parazione per il riutilizzo» avviene in un capannone appositamente
autorizzato con delibera provinciale nell’ottobre del 2013.
4 | Deliberazione del Commissario straordinario n. 232, 15/10/2013. La
Provincia di Vicenza in quel periodo era gestita da un commissario.
L’autorizzazione alla preparazione per il riutilizzo è stata concessa sulla
base della legge 205 del 2010, benché mancassero allora, come oggi,
i decreti attuativi. Si tratta in questo caso di una piccola forzatura
con la quale il commissario prefettizio ha interpretato lo spirito della
legge. Tale decisione non ha fatto scuola; infatti, a oggi, l’unico centro
autorizzato alla preparazione per il riutilizzo è quello di Vicenza