di chi cerca di offrire strumenti professio-
nali per migliorare le sorti delle persone in
difficoltà – sia le stesse persone in difficol-
tà subiscono e percepiscono il complesso
del perdente. Qualche volta con un po’ di
senso di colpa, perché se non riesci ad af-
fermarti nella società la colpa in fondo è
tua che non sai stare in questa competi-
zione dei talenti.
Io credo che il senso di colpa sia un
ostacolo non solo alla presa di coscienza,
ma anche alla prospettiva di cambiamento.
A me viene da dire che però bisogna anche,
superando il senso di colpa del perdente,
cominciare a individuare delle responsa-
bilità: perché io ad esempio – e con la mia
formazione marxista non potrebbe essere
diversamente – sono tra coloro che dico-
no che non è vero che la lotta di classe è
finita, semplicemente l’hanno vinta gli
altri. Quindi esiste oggi un problema di
equivalenza delle condizioni materiali da
cui si può ripartire. Non sarà più il corpo
fabbrica il collante dal quale ripartire, però
la condivisione delle condizioni materiali
può essere nuovamente un collante.
Costruire le alleanze professionali è
l’altro elemento. Io non posso dimentica- re che le grandi riforme della mia gene-
razione – la riforma del sistema sanitario
universale, la riforma della scuola obbli-
gatoria… – sono state possibili perché c’è
stata una straordinaria alleanza tra le forze
sociali.
Quindi torniamo al tema: qual è l’ele-
mento di aggregazione oggi? La ricerca
sociale e politica dovrebbe andare in que-
sta direzione dal mio punto di vista, assu-
mendo il fatto che lo stato delle cose non
è uno stato naturale. Lo stato delle cose
non è naturalmente dato, come tale può
essere cambiato. Lo dico sempre quando
litigo sul tema della sostenibilità con rap-
presentanti di altre formazioni politiche.
L’economia da scienza sociale è diventa-
ta scienza fisica; cioè succede il vincolo
economico come se dovesse succedere un
uragano imprevedibile. No, l’economia è
una scienza sociale e come tale può essere
governata; quindi le cose che succedono
non sono l’esito naturale del rapporto tra
coloro che sono designati come vincitori
nell’organizzazione sociale e coloro che vi
sono assegnati come perdenti.
Il tema è la nostra capacità di governare
queste condizioni e di poterle cambiare.
Felice
Addario, Paolo
Di Paolo,
26 anni, laureato
in sociologia
all'Università di
Milano Bicocca
con Ota De
Leonardis,
collabora
con la rivista
Animazione
Sociale.
Eleonora
Artesio,
consigliera
comunale a
Torino per la
sinistra, fin dagli
esordi politici
negli anni '70
è attenta alle
diseguaglianze
e al disagio delle
periferie.
34 anni, scrittore
di romanzi e
intellettuale
impegnato, è
editorialista sulle
pagine culturali
di quotidiani
e riviste. Il suo
sito è www.
paolodipaolo.it
Pietro
Polito ,
filosofo della
politica, dirige
il Centro studi
Piero Gobetti. Il
suo ultimo libro
è «Il dovere di
non collaborare.
Storie e idee
dalla Resistenza
alla nonviolenza».