My first Magazine Animazione Sociale | Page 33

mente offeso dalla vita e quindi con la voglia di recare offesa a tutto il resto della vita . In un altro momento lo avremmo chiamato il « proletario senza coscienza di classe », e in altri contesti – magari quelli sindacali , magari quelli di un quartiere coeso , magari quelli di una formazione politica – avrebbe potuto avere gli strumenti per leggere la sua condizione esistenziale e le vie di uscita . Oggi , invece , non ha più questi strumenti e la sola via di fuga che intravede è sfogare il suo livore sulla persona più debole . E poi tutti gli altri : in silenzio , senz ’ alcuna reazione .
Io voglio credere ancora , perché altrimenti non farei politica , non frequenterei Animazione Sociale , voglio credere ancora che il resto di quei viaggiatori fosse solo annichilito dalla brutalità dell ’ atto e quindi non fosse indifferente se non addirittura complice . Però il fatto che sia stato senza parole , questa è la tragedia del nostro tempo .
Bisogna riportare i diritti a consapevolezza di chi li ha ereditati e non sa quanto sia costato guadagnarli . Questo è il passaggio preliminare da fare oggi con le nuove generazioni .
Paolo Di Paolo
Per poter parlare ancora di diritti , c ’ è un passaggio preliminare da fare . Bisogna riportarli a consapevolezza di chi li ha ereditati e non sa quanto sia costato guadagnarli . Il fatto che un ragazzo oggi acquisisca il diritto sociale per privilegio di nascita , questo non lo esime dal difenderlo . E soprattutto dal difenderlo per chi non ne ha piena coscienza o non ne dispone .
Su un piano di militanza pratica mi pare che la lezione di uno scrittore come Albert Camus sia quanto mai attuale . Nel 1947 scrive La peste , ricorrendo a quest ’ allegoria per parlare forse del nazismo , forse di qualunque male sociale . Credo sia inutile fissarsi sul decriptare l ’ allegoria , ci sarà sempre una parte appestata della società , se non addirittura una maggioranza . Quello che Camus intende dimostrare è che , attraverso la cooperazione del dottor Rieux e di altri personaggi , la peste si può debellare .
Una cooperazione che non ha nulla di eroico , è bene dirlo . Camus si scherma continuamente dalla retorica dell ’ eroismo . L ’ eroismo è un a posteriori della storia : dopo che il sacrificio si è compiuto noi individuiamo o contempliamo l ’ eroe . Ma nel momento in cui si interviene , il gesto è minuto , è pratico . Sull ’ autobus quel gesto è mancato , ma se qualcuno avesse detto o fatto qualcosa , lì per lì quel gesto non avrebbe avuto niente di eroico .
Oggi possiamo leggere il romanzo di Camus come un manuale d ’ istruzioni contro il disincanto , che è una delle malattie oggi più devastanti . È questa la vera peste : una peste di alzata di spalle , una morale al rovescio che ti fa dire « ma veramente credi di poter cambiare le cose ?». Come se già in questa domanda fosse disinnescata la possibilità di cambiarle . Magari non le cambieremo , perché Camus dice che la peste non si sconfigge mai per sempre . Ma questo non toglie il senso alla lotta , non toglie il senso alla partecipazione .
Ecco perché ritengo illuminante la sua lezione , come quella di chiunque suppone che il mio piccolo gesto sia necessario . « Niente è inutile », questa espressione che sempre Camus usa , è una delle frasi che più mi hanno educato da lettore e da persona .
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